Una nuova lettera per rivendicare un diritto. Ovvero quello di ottenere il riconoscimento della qualifica di commissari. A dispetto di una riforma vecchia di 22 anni che li “congela” nell’avanzamento di carriera.
E’ quella che il presidente di Cotipol (comitato per la tutela degli ispettori di polizia) Gaetano Barrella ha trasmesso al capo della polizia Franco Gabrielli preannunciando per venerdì una pacifica manifestazione sotto la sede del ministero dell’Interno. Anche perché sinora, a detta dello stesso Barrella, non è mai stato convocato un incontro a fronte di numerose richieste di chiarimenti.
«L’amministrazione della pubblica sicurezza non ha mai tenuto nella giusta considerazione la posizione dei suoi ispettori, riservando loro un trattamento inadeguato – si legge nel documento -. Oltre ad avere deliberatamente eluso la normativa statale sul ruolo direttivo speciale, non ha esitato ad impugnare, dinanzi al Consiglio di Stato, la pronuncia del Tar del Lazio che ha riconosciuto il diritto degli interessati ad ottenere la costituzione di detto ruolo, la cui mancanza ha già creato e continuerà a creare gravi sperequazioni rispetto al personale omologo delle altre forze di polizia e delle forze armate. La decisione del Consiglio di Stato interverrà – come è noto – soltanto a seguito del riordino, affinché il giudice amministrativo possa valutare l’adeguatezza delle soluzioni adottate rispetto al pregiudizio finora subito dai 1600 ricorrenti. Tuttavia, sappiamo già che il decreto delegato – così come licenziato dal Consiglio dei Ministri – non solo non sarà in grado di soddisfare le aspettive degli interessati, ma in mancanza di modifiche darà luogo ad un importante contenzioso, che forse sarebbe il caso di prevenire. Ad ogni modo, non ci capacitiamo del fatto che ancora una volta il dipartimento vorrebbe ristorarci con marginali elargizioni economiche, quando si sa che non si vive di solo pane. Anzi, alle soglie della pensione, il riconoscimento morale per l’attività degnamente svolta vale più di molte altre cose».
I toni sono accesi. Barrella chiarisce che «non bastano benemerenze, encomi e lodi per meriti quando per anni, dopo essere stati maltrattati con la riforma del 1995, abbiamo subito l’umiliazione di non poter progredire in carriera al pari del personale delle altre forze di polizia. Non chiediamo dunque troppo quando chiediamo di essere ricevuti, non tanto per rappresentare le nostre “lamentele” quanto per ascoltare dalla le ragioni per cui, a fronte della stessa identica retribuzione, la nostra amministrazione continua a definirci sostituti anziché commissari. In buona sostanza, vorremmo comprendere il motivo per cui non può essere riconosciuta subito e a tutti i destinatari dell’articolo 25 del decreto legislativo 334/2000 la qualifica di commissario (id est, Tenente) e alla fine del corso di aggiornamento quella di commissario capo. Per non equivocare, ciò che vogliamo è che concorso e corso di aggiornamento siano realizzati in un arco di tempo massimo di dodici mesi dall’entrata in vigore del decreto di riordino, al fine di evitare, per effetto del pensionamento, l’espulsione “programmata” di gran parte degli aventi diritto prima che gli effetti della riforma divengano tangibili».
CRONACA
22 marzo 2017
Avanzamenti congelati, la battaglia degli ispettori di polizia: lettera a Gabrielli e sit-in al Viminale