Le porte sono disegnate con lo spray sul muro di un palazzo. Il centrocampo è una linea di spago invisibile che unisce la strada agli scavi. Gli spogliatoi sono i marciapiedi e il tunnel d’ingresso al campo è un buco che spacca in due la rete di ferro.
Benvenuti nel campetto abusivo degli scugnizzi di Ercolano. La “gabbia” del calcetto dove le giornate passano tra sorrisi e pallonate. Siamo a corso Resina, a 20 passi (contati) dall’ingresso principale degli scavi archeologici.
In quello spazio vuoto imprigionato dalle barre di metallo, una volta c’era un palazzo. Un immobile crollato proprio a due passi dalle domus che hanno resistito persino al Vesuvio.
Quell’area, in origine, doveva essere usata come “terrazza” turistica con vista sugli scavi. Un progetto arenatosi per questioni burocratiche e anche perchè quella zona – all’epoca dell’emergenza rifiuti – venne trasformata in un centro per la raccolta della spazzatura (non proprio il biglietto da visita ideale per i turisti).
E così da qualche anno – finchè non cala il sole – in quel “campetto” di cemento che affaccia sulla storia si ritrovano decine di scugnizzi dei vicoli. Organizzano sfide, tornei. E a volte per entrare nella fessura scavata tra le grate di ferro bisogna fare la fila.
A chi li rimprovera ripetendo: «Lo sapete che qui non si può giocare?», rispondono convinti: «Non sappiamo dove andare, qui non c’è uno spazio per fare una partita di calcetto con gli amici». E forse, dopotutto, non hanno nemmeno torto.