Sulla carta è uno degli sportelli più importanti della provincia. Un centro d’ascolto capace di raccogliere – in pochi mesi – più denunce e richieste d’aiuto di quante non siano state presentate in tutta la città di Napoli. Eppure, il centro antiviolenza Lilith di Ercolano è a un passo dalla chiusura.
Lo “schiaffo” alle speranze di volontari e vittime arriva dalla Regione Campania. Ad oggi non è stato ancora attivato il nuovo bando di finanziamento e dopo pochi mesi il presidio di via Niglio rischia di chiudere i battenti. Le persone che chiedono aiuto ci sono. E ci sono pure gli avvocati e gli psicologi che assistono – in cambio di un piccolo rimborso spese – chi bussa alla porta del centro. Manca solo una cosa: i soldi.
Un caso clamoroso che lunedì sera è stato anche portato al centro della discussione in consiglio comunale. A lanciare l’allarme – in nome della commissione consiliare “Pari Opportunità”, presieduta dalla consigliera Pd, Carmela Saulino – è stato il rappresentante della maggioranza Enrico D’Agostino. Il consigliere eletto nelle fila dei dem ha ribadito a chiare lettere che senza finanziamenti il centro rischia la chiusura in tempi brevissimi.
«Grazie al centro – le parole di D’Agostino – è stato possibile fornire aiuto e sostegno a donne sole e indifese vittime di soprusi e di violenza. Una donna che subisce violenza ha bisogno di riferimenti specializzati per poter liberarsi da uno stato emotivo di sudditanza e schiavitù. Non possiamo abbandonare le donne che con tanta fatica hanno deciso di chiedere aiuto. Chiediamo all’amministrazione di valutare tutte le strade per continuare il percorso intrapreso. Immaginate se quando venne realizzata l’associazione antiracket il percorso fosse stato interrotto a metà e i commercianti sarebbero rimasti soli. Ancora oggi abbiamo delle ricadute così importanti a Ercolano. Sarebbe da pazzi interrompere adesso un percorso come quello intrapreso dal centro anti-violenza».
Secondo i dati snocciolati nella relazione firmata dai rappresentanti della seconda commissione consiliare, in tutto sono 77 le donne che – nel giro di pochi mesi – hanno bussato alle porte del centro per denunciare i soprusi subiti. Numeri impressionanti se si considera che secondo i dati della commissione in tutta la città di Napoli – composta da 10 municipalità – sono state assistite, in due anni, 66 donne in tutto. Numeri preoccupanti – le richieste d’aiuto arrivano anche dalle città vicine – che però «ci stimolano a fare di più», come ripetuto a chiare lettere nel corso del consiglio comunale da Enrico D’Agostino.
L’unica speranza – ad oggi – sembra legata all’accesso a qualche bando regionale. Ma servono i finanziamenti che per ora non ci sono. Il Comune dal canto suo non ha risorse da impegnare, tra tagli e toppe da piazzare per chiudere i cantieri infiniti.
Insomma, nonostante i numeri record e le cifre da capogiro le vittime di violenza all’ombra del Vesuvio rischiano di restare sole. Uno “schiaffo” a chi – con tanta fatica – ha trovato dopo anni il coraggio di denunciare i soprusi subiti.