Basta appena un soffio, per (ri)scoprire la spinta del vento. Due vittorie, un raggio di sole, e riecco l’Arechi da 10mila cuori, forse di più. Salernitana-Ascoli, alle tre del pomeriggio d’una domenica d’inizio primavera, nasce come la grande occasione granata per riscrivere il destino d’un campionato fin qui sospeso tra la sofferenza e l’anonimato.
D’improvviso ma non per caso, adesso, il cavalluccio marino ha la chance d’andare oltre, di (far) provare a immaginare qualcosa più d’una salvezza senza troppi patemi, che per come s’era messa la stagione appare comunque obiettivo neanche da buttar via. Va da sé che la gente s’aspetti e pretenda altro. È la legittima ambizione. L’umanissima speranza. Il vero motivo per cui oggi l’Arechi tornerà a offrire numeri importanti, dopo il declino degli ultimi mesi, trascorsi tra l’avanzare del disincanto e l’esplosione d’una contestazione che non era mai stata tanto feroce nei toni (e ch’è però sempre rimasta civile nei modi) nell’era Lotito-Mezzaroma. Il successo interno sul Brescia e il recente blitz di Chiavari, così come prim’ancora il pareggio a Benevento che ha di fatto inaugurato la serie positiva, rappresentano indizi da trasformar in prova.
La Salernitana può, e dovrebbe, cavalcare l’onda buona, per cercare di ridare un senso al suo presente, in attesa che il futuro ridelinei assetti che potrebbero esser mutevoli, a cominciare dalla proprietà, se è vero che Lotito, un po’ per “l’incompatibilità” in caso di promozione in serie A e un po’ per velleità federali (discorso complesso, che si trascina a colpi d’assemblee rinviate), potrebbe nei prossimi mesi lasciare tutto nelle mani del socio e cognato Mezzaroma. Il più giovane dei patron, in verità, qualche passettino da “solista” ha timidamente cominciato a farlo, a suo modo, con discrezione e senza forzature, però ogni discorso si farà a suo tempo. Oggi Salerno chiede alla squadra di Bollini quei risultati che alimentino la propria passione. E quando il vento è favorevole, basta farsi spingere…