Ci sono storie che càpitano e ci sono storie da capitàno. Nella storia di Alessandro Tuia l’accento è caduto sulla seconda “a”. E alzi la mano – suvvia, coraggiosi e non profeti del giorno dopo – chi pensava che potesse davvero andar a finire così. Il “calciatore bandiera” della Salernitana non è più solo il prodotto di lunga militanza che può esser inserito in rosa da “fuorilista”, per regolamento della Lega di B, aggiungendosi ai 18 over. Adesso sta diventando un uomo-simbolo davvero, e non soltanto perché domenica scorsa, nella vittoriosa gara contro l’Ascoli, ha tagliato il traguardo mica banale delle 101 presenze con la maglietta granata in campionato.
In punta di piedi
Il ragazzo di Civitacastellana, 27 anni da compiere il prossimo 8 giugno, nato al tempo delle “notti magiche” d’Italia ’90, oltre i numeri nudi e crudi, ha tagliato il traguardo della maturità calcistica. E in quella fascia che porta orgogliosamente stretta al braccio, ostentandola con legittima fierezza sui social, c’è la semiotica d’una scalata in cui Alessandro vuol sempre rincorrere una cima più alta. Cominciò così, testa bassa e sguardo lungo, nell’estate del 2012, sotto il solleone di Nocera Umbra. Arrivava dalla “casa madre” Lazio, e con l’umiltà di chi non s’è mai preso troppo sul serio disse «no, grazie, lasciate perdere quel soprannome», sorridendo a chi gli chiedeva perché nel vivaio di Formello lo chiamassero «il piccolo Nesta». Gli improbabili paragoni non l’hanno mai appassionato. «Sono semplicemente Tuia, nasco centrale di retroguardia ma se occorre posso fare anche il terzino», disse presentandosi con indosso la polo di rappresentanza del fu Salerno Calcio, con il logo municipale del Patrono San Matteo cucito sul petto, perché la proprietà Lotito-Mezzaroma aveva appena (ri)acquisito i segni distintivi storici della Salernitana, e in ritiro il nuovo materiale sociale non era ancora arrivato.
L’escalation
Da lì il difensore, che aveva già conosciuto il professionismo tra Monza e Foligno, dopo aver debuttato giovanissimo in serie A con la Lazio, fece della casacca granata una seconda pelle. Giocò 25 partite nel trionfale campionato di Seconda Divisione Lega Pro, altre 24 nel torneo di terza serie culminato con l’eliminazione all’alba dei play-off a Frosinone, poi 26 gare nella cavalcata della promozione in B (segnando pure un gol decisivo, contro il Savoia). L’anno scorso la sorte gli ha voltato le spalle: in campo appena 7 volte, colpa d’un infortunio tremendo che l’ha costretto a saltare tre/quarti di stagione, prima del rientro per la volata finale che garantì alla Salernitana una salvezza sofferta e sospirata ai play-out. Un’estate fa, invece, il “solito inizio”: riserva nelle gerarchie iniziali di Sannino, al punto da dover rinunciare alla fascia di capitano che gli sarebbe spettata di diritto dopo un lustro di battaglie con il cavalluccio marino. I “gradi” di leader passarono al più navigato e blasonato Rosina, mentre al centro della difesa si faceva strada la coppia Bernardini-Schiavi. «Sono abituato a partire nelle retrovie», parola di Tuia nel ritiro di Sarnano. Sapeva che sarebbe stata dura farsi spazio, però la concorrenza non l’ha mai spaventato. L’arrivo di Bollini, uno che nel settore giovanile laziale era un “guru”, ha rafforzato la sua autostima. Il resto l’ha detto il campo, dove Alessandro, già 20 presenze sin qui, s’è imposto come protagonista in un crescendo di prestazioni che – ipse dixit – «hanno permesso a tanta gente di cambiare opinione sul mio conto». Anche se – ancora Tuia con acuta ironia – «l’etichetta di calciatore da un errore a partita non me la toglierò mai».
Momento magico
Nulla arriva per caso, neppure le critiche, però lui quest’etichetta proverà a stracciarla continuando a lavorare duro ed ergendosi a “ministro della difesa” d’una Salernitana riscopertasi ermetica, inviolabile, un bunker da 270 minuti. Nessun gol subito nelle ultime tre partite, che hanno fruttato altrettante vittorie consecutive ai granata e lui, con quella fascia stretta al braccio per il declassamento in panchina di capitan Rosina, leader del reparto ma non solo. «Fiero ed orgoglioso d’aver raggiunto le 100 presenze in campionato con questa maglia», il post da migliaia di like affidato ai social network dopo il successo sull’Ascoli. E nelle “giornate granata” di Tuia, dalla C2 alla B, di mezzo ci sono due promozioni conquistate, oltre a una Supercoppa di Seconda Divisione e a una Coppa Italia di Lega Pro. Non è semplicemente una storia che capita, sta diventando – come adesso a Salerno lo chiamano in molti – una storia da «capita’»…