Torre del Greco. Sì al consiglio comunale entro venti giorni, ma niente priorità agli argomenti “caldeggiati” dall’opposizione. Gli alleati del sindaco Ciro Borriello beffano i colleghi della minoranza e aggirano con l’ennesimo “trucchetto” l’ostacolo della discussioni di interpellanze e interrogazioni in stand-by dal 2015. La decisione è arrivata al termine della riunione dei capigruppo promossa a palazzo Baronale dal presidente del consiglio comunale Pasquale Brancaccio: il politico-ultrà ha formalmente accolto la richiesta firmata dal grillino Ludovico D’Elia – convocare l’assise entro venti giorni – ma senza dare precedenza ai lavori dell’opposizione.
Pressing per andare in aula
Era stato il capogruppo del Movimento 5 Stelle a palazzo Baronale a sollecitare la convocazione del secondo consiglio comunale del 2017 dedicata «a tutti i lavori portati in aula dalla minoranza e fino a oggi ignorati dalla maggioranza». Un’iniziativa sposata al volo da Domenico Maida e Giovanni Palomba – rispettivamente capogruppo di Idv e Ncd – e raccolta positivamente da Alfonso Ascione e dai due transfughi dalla coalizione uscita vincitrice dalle elezioni del 2014, Annalaura Guarino e Vittorio De Carlo. Con sei firme sotto al documento, la convocazione diventava così obbligatoria per legge.
L’imbarazzo degli alleati
Davanti all’alleanza stretta tra M5S e ribelli della maggioranza, i fedelissimi di Ciro Borriello hanno inizialmente sbandato e deciso di prendere tempo. Stretti tra l’urgenza di approvare le tre ratifiche rimaste in sospeso al termine della seduta di inizio marzo e la necessità di restare in aula – visti i numeri ridotti all’osso – il minimo necessario, gli alleati si sono prodotti in un nuovo colpo di teatro: «Convochiamo il consiglio comunale il 4 aprile. Durante la seduta, discuteremo tutti gli argomenti all’ordine del giorno, comprese le interpellanze e le interrogazioni indicate dagli esponenti della minoranza», la salomonica decisione di Pasquale Brancaccio, approvata dagli alleati. Salomonica sì, ma fino a un certo punto.
Lo scontro
Forte dell’esperienza maturata all’epoca in cui era il braccio destro di Ciro Borriello e consapevole delle insidie dell’accordo, la ribelle Annalaura Guarino ha provato a imporre la precedenza dei lavori proposti dall’opposizione. Ma senza successo. Complice lo scarso sostegno dei restanti esponenti dell’opposizione, l’offensiva è stata neutralizzata.
La strategia
A questo punto, non è escluso che la maggioranza – dovesse raggiungere i 13 voti necessari, un’eventualità oggi rafforzata dal ritorno di Ottavio Bello a palazzo Baronale – si potrebbe presentare in aula per approvare esclusivamente le ratifiche, i regolamenti e gli argomenti di proprio interesse per poi fare cadere il numero legale e lasciare l’opposizione sola in aula senza la possibilità di discutere le proprie interpellanze e interrogazioni.
twitter: @a_dortucci