Con la maglia azzurra – indossata per 136 volte dal 1985 al 1991 – ha segnato 11 reti. Ma per tutti i tifosi del Napoli “il” gol di Alessandro Renica è quello rifilato alla Juventus all’ultimo giro di lancette del secondo tempo supplementare ai quarti di finale di Coppa Uefa. «Quello di sicuro fu il gol più importante della mia carriera in azzurro: all’andata avevamo perso 2-0 a Torino e quella rete, il 3-0 ai supplementari, ci spianò la strada verso la semifinale e poi la vittoria della Coppa». Una Coppa che per importanza non è paragonabile all’Europa League di oggi… «All’epoca era quasi una Coppa Campioni bis, perché vi partecipavano le seconde classificate dei maggiori campionati europei. Vincerla rappresentò il completamento di un ciclo vincente che in realtà avrebbe potuto esserlo anche di più, con un maggior numero di trofei conquistati». Invece già allora il Napoli non era amico della buona sorte e delle urne dei sorteggi: prima esperienza in Coppa Campioni contro il Real Madrid… «In realtà era un gruppo che aveva dei valori sia tecnico- tattici che umani sufficienti ad assicurare la vittoria, infatti si parlò di finale anticipata. Quello che ci mancava era l’esperienza a livello internazionale, l’abitudine a giocare partite del genere, che invece ai nostri avversari non faceva affatto difetto, anzi». Con le regole di oggi quel Napoli avrebbe giocato la Champion’s ogni anno… «In quegli anni il campionato italiano era il migliore del mondo, i campioni più forti giocavano in Serie A, ma di certo non era sufficiente per vincere. Basti pensare che il Napoli, pur avendo preso Maradona, il primo anno lottò per la salvezza. Nel calcio è importante programmare, procedere per gradi successivi e mantenere alto il livello. lavorando in questo modo, prima o poi i successi arrivano. Al contrario, con l’improvvisazione raramente si vince». Sono gli argomenti su cui da anni batte il presidente De Laurentiis. Secondo lei cosa manca al Napoli di oggi per vincere qualcosa di importante? «Il Napoli in realtà ha tutte le carte in regola da qui ai prossimi anni per aprire un ciclo vincente. Ha una squadra di età media molto giovane, soprattutto il centrocampo è di grande prospettiva, ed ha un sistema di gioco che in attacco è in grado di valorizzare ed esaltare le caratteristiche dei singoli. Bisogna avere pazienza, e soprattutto cercare di mantenere l’ossatura portante di questo gruppo. Sono convinto che ci siano le potenzialità per compiere il miracolo del terzo scudetto, ma non sarà semplice». Anche perchè se ogni anno vanno via i giocatori migliori, è complicato ripartire sempre da capo, no? «Questo è un discorso in cui c’è molta “fiction”, nel senso che su addii e partenze solo i diretti interessati conoscono la verità. In realtà, De Laurentiis fin qui è stato bravissimo, ma ora si tratta di fare un ulteriore salto di qualità, che è molto complicato. Faccio un esempio: Insigne e Mertens sono due giocatori fondamentali, entrambi in scadenza di contratto, con rinnovi complicati e tanti estimatori, non solo in Italia ma anche all’estero. Per trattenerli sarà necessario un impegno economico notevole, perchè oltre al raddoppio dei loro ingaggi, poi ne verranno altri, i futuri innesti pretenderanno di più, e così via. Insomma l’asticella si alzerà. E se non arrivano risultati, non dico vittorie, ma anche la qualificazione Champions, è difficile mantenere tutto invariato senza quegli introiti». Insomma il Napoli è come un giocattolo destinato a essere smontato? «Il rischio c’è, visto che club attrezzati come il Real, come lo stesso Manchester United, hanno dichiarato apertamente di seguire con interesse giocatori del Napoli. Io paragonerei la squadra a una Ferrari, un’auto costosa: finora De Laurentiis ha messo la benzina, ma servirebbe un socio esterno, un investitore, che garantisse liquidità». Tornando alla Juve, dopo il pareggio di domenica sera, che partita sarà quella di mercoledì? «Domenica i bianconeri si sono trovati grazie il vantaggio iniziale a fare la partita che avevano preparato a prescindere, lasciando l’iniziativa al Napoli e puntando su ripartenze che però gli azzurri sono stati bravi a non concedere. Mercoledì potrebbe ripetersi lo stesso copione, anche perché il Napoli deve rimontare due reti». Esito già scontato, quindi? «è chiaro che servirà un’impresa, anche perchè il Napoli ha fatto una partita molto dispendiosa sul piano fisico e nervoso, recuperare in pochissimi giorni sarà complicato. La Juve al contrario ha potuto risparmiare qualche uomo, e la sua rosa è già più ampia, oltre che abituata a questo tipo di impegni. Tuttavia il Napoli è in credito con la fortuna, sin qui ha raccolto molto meno di quello che meriterebbe per il gioco che esprime. Mi auguro che sia questa la partita giusta in cui pareggiare i conti con la buona sorte. Me lo auguro di cuore».
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5 aprile 2017
Napoli, Renica l’uomo dell’impresa: “Puoi farcela”