Marinai dispersi in mare: fu concorso di colpa tra il peschereccio “Giovanni Padre” e il cargo porta container “Jolly Grigio”. E’ quanto stabilito dalla quarta sezione penale del tribunale di Napoli a sei anni dalla tragica collisione che ha portato alla scomparsa di Vincenzo e Alfonso Guida, padre e figlio rimasti intrappolati nel relitto sepolto a 500 metri di profondità. Il collegio giudicante ha, infatti, deciso di condannare sia gli ufficiali del cargo della compagnia “Messina” che il capitano della piccola imbarcazione inabissatasi al largo delle acque di Ischia. Mirko Serinelli, terzo ufficiale del “Jolly” – difeso dall’avvocato Gabriele De Juliis – ha incassato 2 anni e 6 mesi di reclusione con pena sospesa. Il pm aveva chiesto per lui 6 anni e 6 mesi. Non è stata accolta, invece, la richiesta del pubblico ministero per Maurizio Santoro. Per il timoniere di Genova il pm aveva invocato l’assoluzione. Per i giudici, invece, è colpevole ed è stato condannato a 1 anno e 10 mesi con pena sospesa. Condannato anche Vincenzo Birra, capitano del peschereccio. Il marinaio di Ercolano ha portato a casa 2 anni con pena sospesa anziché i 3 proposti dall’accusa. Birra è l’unico superstite – che era a bordo del peschereccio – sopravvissuto allo schianto grazie all’aiuto dei marinai presenti nella zona. E’ stato assolto, nel processo che si è svolto con rito abbreviato diversi anni fa, Aniello Pugliese, comandante del cargo della compagnia “Messina”.
La ricostruzione del tragico incidente è ora affidata alle motivazioni della sentenza che verranno depositate nei prossimi mesi. Salvo colpi di scena nel possibile processo d’Appello, dunque, nessuno degli imputati finirà in carcere per l’incredibile schianto che ha portato alla morte dei due marinai di Ercolano.
La domanda attorno alla quale si è svolto il processo – costellato da cavilli tecnici e perizie eccellenti – è sempre stata una sola: Chi doveva muoversi prima per evitare la collisione? Un interrogativo sciolto dai giudici che hanno ritenuto responsabili – in egual misura – sia il peschereccio che l’imbarcazione genovese. Una verità che arriva a poco meno di 6 anni dallo schianto avvenuto al largo delle coste di Ischia nell’agosto del 2011. Il piccolo peschereccio era impegnato nella pesca di gamberi al momento della collisione e i due marinai dispersi si trovavano nella parte coperta dell’imbarcazione durante lo schianto. Una posizione fatale a Vincenzo e Alfonso Guida. Con la provvisionale concessa dalla compagnia “Messina”, i familiari dei due dispersi hanno scandagliato i fondali marini con la speranza di recuperare i corpi dei due marinai.