Il destino ha la sua puntualità. Può togliere tanto ma, all’improvviso, sa anche come ripagare tutti gli imprevisti che fa trovare sulla sua strada. Al meglio. Regalando in una piccola, grande cosa come la vittoria di un campionato di Promozione la forza per dire «ce l’ho fatta». E sancire una rinascita cercata con tanta ostinazione e arrivata correndo dietro un pallone. Aldo Marino non avrebbe mai pensato di poter urlare al cielo di Roccadaspide tutta la sua gioia. La doppietta decisiva che sabato scorso ha permesso al Costa d’Amalfi di imporsi nello scontro diretto con la Calpazio e festeggiare la matematica promozione in Eccellenza porta la sua firma. Non sembra essere un caso.
L’ascesa
Fra qualche settimana Aldo compirà trent’anni. Guardandosi alle spalle ha tanto da raccontare. Senza nascondere le sue disgrazie, ripercorre la sua vita seguendo il filo dei ricordi legati al suo viscerale amore per il calcio. «Ho fatto tutto il settore giovanile con il San Vito Positano prima di un’esperienza con la juniores del Sorrento», il salto all’indietro del centravanti di Praiano. «Mi chiamò il Savoia per il campionato di Eccellenza. Una corazzata: c’era Vitter in panchina, gente come Montaperto e Guarro. Svolsi tutta la preparazione con loro ma poi me ne andai…». Una chiamata lo fece “desistere”: «Mi telefonarono i dirigenti del San Vito, avevano bisogno di un’attaccante. Non persi un attimo e accettai la loro proposta». Troppo forte la voglia di “tornare a casa” che non fermò la scalata di Marino. Al buon anno a Positano, infatti, seguì un campionato e mezzo al Massalubrense. Con la squadra del piccolo centro alle porte di Sorrento si mise in evidenza come uno delle migliori punte del torneo: 22 gol segnarono la svolta. E il desiderio di mettersi in gioco altrove.
Gli anni d’inferno
La proposta migliore arrivò dal Piemonte. «Con Marco Cestaro, mio fraterno amico e attuale capitano del Costa d’Amalfi, decidemmo di trasferirci a Gattinara, vicino Novara. Avremmo giocato in Eccellenza, c’era la possibilità di prendere in gestione un locale. Iniziammo la preparazione ma in un’amichevole del 14 agosto mi ruppi i legamenti. Saltò tutto, anche l’ingaggio di Marco, costringendoci a tornare a casa». Il primo intoppo di un destino mai troppo amico. La lunga riabilitazione prima di tornare in campo di nuovo con il Costa d’Amalfi, in Promozione, in tempo per vivere l’amarezza della sconfitta nei playoff con il Real Pontecagnano. Sembrava l’inizio di una seconda carriera per Aldo che, invece, si andò a scontrare di nuovo con fato. Nel luglio del 2014, al rientro da una serata con gli amici, Aldo si schiantò con la sua moto a Positano, finendo in coma. «Sono stato un mese in Rianimazione. Mi davano per morto, non sapevano come farmi riprendere. Quell’incidente ha cambiato tutto: persi 30 chili, ho dovuto fare una riabilitazione lunga più di un anno e mezzo». L’inizio della fine? Macchè…
La rinascita
Aldo non si è mai arreso e contando anche sull’apporto di Marco Cestaro, Fausto De Luca e Francesco Cantilena, quelli che per lui «sono fratelli più che amici e compagni di squadra» si è rimesso gli scarpini chiodati ed è tornato in campo con il San Vito Positano. «Avevo dolori ovunque, non riuscivo a fare nulla», ricorda con tanto orgoglio. Il resto è storia recente. La chiamata del Costa d’Amalfi, la prospettiva di giocare con “quelli di sempre”, la scalata verso l’Eccellenza conclusa sabato scorso a Roccadaspide con una sua doppietta. «Vincere questo campionato è una gioia infinita. Guardo i miei amici negli occhi e si riempie il cuore di gioia». Tanto basta per rinascere alla soglia dei trent’anni.