A due anni esatti dalla “grande abbuffata” degli appalti – il terremoto giudiziario che ha acceso i riflettori su un presunto giro di mazzette attorno ai lavori finanziati con i fondi europei – i cassieri dell’Ue e la Regione Campania presentano il conto dello scandalo al Comune di Ercolano. Un conto salatissimo.
Bruxelles vuole dalle casse del Municipio 5,8 milioni di euro. I soldi che – secondo gli euro-burocrati – il Comune ha incassato senza mai spendere per la realizzazione della caserma dei carabinieri e per la riqualificazione di via Pugliano. Due opere, tutt’ora in corso, che sono finite al centro dell’inchiesta, aperta dalla Procura della Repubblica di Napoli, che ha messo nel mirino ex amministratori e politici accusati, a vario titolo, di corruzione e turbativa d’asta per la gestione degli appalti.
La “mazzata” che rischia di spingere sull’orlo del baratro il Comune è arrivata qualche giorno fa, con una lettera di 4 righe inviata dalla Regione Campania (l’esattore designato a recuperare i soldi europei “scaduti” a dicembre 2015). Una “stangata” che sarebbe passata sotto silenzio anche mercoledì sera, durante il consiglio comunale con all’ordine del giorno l’approvazione del bilancio. E invece a far luce sulla vicenda ci ha pensato l’opposizione. In particolare il consigliere comunale Maurizio Oliviero. L’ex dissidente del Pd ha scosso il clima soporifero del consiglio, lanciando la “patata bollente” nelle mani del sindaco e dell’assessore alle finanze.
«E’ vero che la Regione ha chiesto 5,8 milioni per i lavori europei mai realizzati? E perché questi soldi non sono in bilancio?». Un interrogativo capace far saltare dalla sedia anche il sindaco Ciro Buonajuto che ha dovuto ammettere l’arrivo della missiva. «E’ vero è arrivata una carta dalla Regione Campania – le parole del fedelissimo di Matteo Renzi – Atto nel quale si richiede di corrispondere 5,8 milioni di euro a titolo di restituzione per i lavori non eseguiti entro il 31 dicembre 2015».
Ma Buonajuto – sindaco dal maggio del 2015 – corregge il tiro e spiega che il Comune è pronto al braccio di ferro per evitare il salasso. «La cifra è senza alcuna imputazione – chiarisce il sindaco nel suo intervento – è una cifra genericamente individuata non c’è imputazione rispetto alle opere non completate. Gli uffici hanno ritenuto di dover sollevare delle contestazioni sia per l’importo che per l’imputabilità». L’assessore al bilancio Pietro Paolo Mauro ha anche ribadito la volontà di aprire un confronto sulla questione con la Regione per prevedere – nel caso – anche una rateizzazione del pagamento.
Un caso capace di infiammare il dibattito in consiglio comunale, innescando un’accesa discussione sui lavori flop finiti nel mirino della Procura e sul disastro dei fondi da restituire. Una vicenda incandescente destinata a restare in cima all’agenda politica del sindaco e dalla giunta. Il “conto” dello scandalo fa paura. E il Comune – già costretto a fare i conti con i tagli del Governo – rischia davvero di finire sul lastrico.