Si chiama Crono la bicicletta innovativa, che non richiede manutenzione, progettata da Vincenzo Severino, un giovane ingegnere di 28 anni, assai distante, come tanti altri suoi coetanei, dallo stereotipo del «bamboccione», che non vuole andare via di casa e resta attaccato alla sottana di mamma.
«Sono nato a Napoli ma ho sempre vissuto a Boscoreale. Dopo la maturità scientifica – racconta Vincenzo – mi sono iscritto all’Università Federico II ed ho conseguito la Laurea triennale in Ingegneria Navale.
Il relatore della tesi mi aveva proposto di terminare gli studi a Napoli per poi fare un dottorato di ricerca. In Italia la situazione era però insopportabile. Mi sentivo soffocato, impossibilitato a soddisfare le mie ambizioni. Volevo un paese che potesse offrirmi più opportunità, non solo economiche, ma soprattutto motivazionali. Tra le nazioni europee, dove conseguire la Laurea magistrale di mio interesse, la Scozia, con un’economia in crescita ed un costo della vita relativamente basso, è stato quella che mi ha attratto di più».
Quali sono state le difficoltà incontrate nel lasciare l’Italia?
«Ammesso alla Strathclyde University di Glasgow, sono partito, nonostante qualche mugugno di mio padre. Per portare a termine gli studi, ho dovuto lavorare per mantenermi, prima come cuoco (non avevo mai messo piede in una cucina), e poi come fotografo (da sempre il mio hobby insieme alla pittura) per una importante società scozzese. Sono stati anni difficili, non lo nego, ma non è mai venuta meno la speranza che la situazione sarebbe migliorata».
E la bici Crono da dove salta fuori?
«Ho sempre pensato che la bici sia il modo migliore per muoversi in città, tuttavia, essendo alto quasi due metri, non è stato mai facile trovarne di adatte alla mia statura. Un altro problema, affrontato sia nella fredda e piovosa Scozia, che nella mia città natale, dal clima caldo e asciutto, è quello di manutenere il veicolo, catena in primis, per conservarlo in perfetta efficienza. Da qui l’idea di progettare una bicicletta, che non avesse bisogno di manutenzione e tenesse conto anche di chi è più alto della media».
[yt4wp-video video_id=”2zT-4u1Z4wg”]
È nata così Crono, la bicicletta, dal design minimalista e moderno, che elimina la necessità di lubrificare e rimuovere lo sporco e la ruggine dagli organi meccanici. È dotata, infatti, di una cinghia di trasmissione in fibra di carbonio e polimeri plastici anziché di una tradizionale catena a maglie metalliche. Non lascia residui di grasso sui pantaloni e così può essere utilizzata anche con abiti formali.
Il suo telaio in alluminio pesa solo 1.4 Kg, e, potendo scegliere tra due possibili taglie (Large e Regular), si adatta perfettamente a persone di statura compresa tra i 160 e i 198 cm. A proteggerlo dagli agenti atmosferici e dall’usura del tempo è uno strato di vernice antigraffio, nei colori grigio, nero o navy camouflage.
I cerchi da 45 mm deep-V garantiscono stabilità e aerodinamicità, i copertoni Thickslick sono due volte più resistenti alla foratura di un pneumatico normale, i sottilissimi pedali della Motobicycles offrono il massimo comfort, qualunque siano le scarpe indossate, la sella integra luci posteriori a LED.
Ideale per gli spostamenti nel traffico urbano, dove bisogna restare concentrati sulla strada e pedalare, Crono è disponibile nella versione single speed oppure con cambio automatico, a due o tre rapporti.
Per industrializzare il suo brevetto, Severino ha fondato una startup, la Pedale88, ricorrendo a KickStarter, la nota piattaforma di crowfunding, per reperire i fondi necessari alla produzione di massa. Il progetto, on line dal 12 aprile al 14 maggio, ha già raccolto oltre 40.000 euro, con prezzi a partire da 695 euro. La produzione inizierà nel mese di luglio con le prime consegne previste agli inizi di settembre.
Vincenzo, per raggiungere l’obiettivo, ha sfruttato la formazione ingegneristica, unita alle conoscenze di design, grafica, fotografia e marketing, acquisite nel corso degli anni, ma ha ricevuto un’incredibile spinta emotiva da una storia raccontatagli dal padre: «Dopo la Seconda Guerra Mondiale, a mio nonno paterno, in cerca di un lavoro, venne offerto un impiego come agente di vendita. Per andare dai clienti aveva bisogno di un mezzo di trasporto. Trovò una vecchia bici da donna in pessime condizioni e, pur non avendo particolari capacità meccaniche, riuscì a ripararla e ad utilizzarla. Ecco, io penso che quella bicicletta, che ancora conserviamo a casa, oltre ad essere stata indispensabile per nonno Vincenzo, abbia reso possibile anche la realizzazione del mio sogno».
Gennaro Annunziata