Self-service. Lavanderie. Distributori automatici di sigarette, snack e bibite. Negozi. E soprattutto in pieno centro storico.
Erano questi i bersagli dalla “banda degli onesti” di Napoli, bloccata dai carabinieri della compagnia di Sorrento a chiusura di un’inchiesta durata otto mesi. Fondamentale la denuncia di un commerciante del posto che, lo scorso 27 agosto, aveva “intercettato” una delle indagate, Nunzia Esposito, mentre era “al lavoro” su alcune macchinette situate in un proprio locale. Siamo in via Capo. Al mattino l’esercente si accorge che nel suo negozio di alimentari gli otto distributori automatici sono vuoti. O meglio, non hanno monete e conservano soltanto banconote fac-simile. Visiona così i filmati e nota una donna con alcuni minorenni. Poche ore dopo, mentre si trova nelle vicinanze della sua attività, l’uomo sente un rumore strano: quello di monetine che cadono giù a pioggia da un distributore. Il commerciante si catapulta sul posto e intercetta la donna, dà l’allarme e i carabinieri controllano la comitiva. Si tratta di Nunzia Esposito ben dotata di monetine di due, un euro e 50 centesimi. E’ l’indizio decisivo che conferma i sospetti sul conto della trentasettenne, adesso agli arresti domiciliari.
Ma come sono queste banconote? Stando ai controlli del comando antifalsificazione dei carabinieri, i biglietti da 10 euro avevano «caratteristiche uniche». Nell’impasto delle banconote c’erano fibrille luminescenti in grado di «ingannare i raggi ultravioletti», con l’utilizzo di doppi sistemi di stampa e l’impiego di un toner visibile agli infrarossi. E la scritta? Uno stratagemma. Con la dicitura “fac simile”, in caso di controllo o fermo, gli indagati potevano tranquillamente evitare contestazioni. Siamo ai biglietti simili a quelli che vengono impiegati nei giochi da tavolo.
CRONACA
17 maggio 2017
Le banconote fac-simile con l’impasto anti controlli, così i falsari ripulivano Sorrento