Ercolano. Il suo nome è un petalo del nuovo Giglio magico sbocciato dalle macerie del Pd. Ciro Buonajuto per Matteo Renzi non è un sindaco qualunque. In cima al Comune di Ercolano lo ha messo lui, con un atto di forza capace di spaccare in due il partito. Eppure il suo nome, nella lista dei big chiamati a ricostruire i dem in vista delle elezioni politiche del 2018, non c’è. Sfiorito, come le speranze di coronare un sogno cullato nel corso degli anni. «A chi non avrebbe fatto piacere far parte della segreteria», l’incipit agrodolce dell’uomo che ha fatto conoscere Renzi e Cantone.
Buonajuto – passato da rottamatore acerbo a rivoluzionario maturo – corregge subito il tiro come la diplomazia del caso impone. «Io non ho mai aspirato a entrare in segreteria – afferma il sindaco di Ercolano – Io faccio il sindaco sono un dirigente nazionale. Sono a disposizione del partito. La mia soddisfazione politica me la prendo tutti i giorni, sul territorio. Sto in direzione nazionale e mi piace guardare la politica anche da un osservatorio più ampio. Il mio impegno è territoriale, sono un sindaco e sono felice di fare il sindaco».
Una lettura lontana dagli “estremismi” renziani che nasconde un’altra realtà. Buonajuto – quotato tra i papabili candidati al Parlamento o forse per un posto di rilievo nell’eventuale governo Renzi-bis – era forse l’unico politico campano al quale l’ex premier avrebbe affidato le redini del Pd. La linea, però, è stata un’altra. «Serve qualcuno a tempo pieno per gestire il percorso di avvicinamento alle elezioni», il messaggio trapelato dal Nazareno. Una bocciatura a priori per i sindaci e anche per Buonajuto. Ma il problema vero non è il presente o il futuro del sindaco di Ercolano. Ma il no secco a tutti i dem campani, anche a quelli che il tempo per percorrere la Napoli-Roma lo avrebbero. «Io non credo che l’esclusione di politici campani dalla segreteria nazionale sia una bocciatura – le parole del primo cittadino di Ercolano – E’ troppo facile semplificare tutto così. Io credo che sono state semplicemente delle valutazioni fatte dal segretario nazionale. Valutazioni che sinceramente non conosco ma rispetto comunque. Se stiamo tutti uniti a disposizione del partito non bisogna preoccuparci di chi viene messo in segreteria».
E Buonajuto, che sotto il Vesuvio è già un leader assieme al consigliere regionale Mario Casillo, indica la strada agli “scontenti”, anche se garantisce: «non ho visto nessuno sbiancare per questa decisione, non c’è stata nessuna vena polemica da parte dei napoletani che erano con me in commissione». E visto che il Pd in Campania è una barca che affonda tra scandali e polemiche, la metafora nautica non poteva mancare. «Non dobbiamo preoccuparci di chi sta ai remi e chi al timone, ma dobbiamo essere uniti. Il partito non è una città da conquistare, fare politica vuol dire altro». Un messaggio indirizzato, forse, a Vincenzo De Luca che pure aveva sfiorato l’idea di piazzare una sua “pedina” al fianco di Renzi. Insomma, il Giglio magico non è sfiorito, ma i semi – almeno sotto al Vesuvio – non sono ancora sbocciati.