Sole, mare, musica e… Kanoutè. Tre parole per sintetizzare il giocatore della Juve Stabia. Uno dei migliori delle Vespe e che è mancato, eccome, nei playoff. “E’ stata dura stare fuori – dice l’attaccante – Vedere i compagni giocare e non poterli dare una mano mi ha fatto male”. Tutta colpa dell’infortunio rimediato nei minuti finali della partita col Catania, nel primo turno dei playoff. Yaye Kanoutè rimedia una elongazione del collaterale. Addio playoff. Quasi un primo campanello d’allarme dopo il precedente infortunio di Allievi che sarebbe stata complicata la strada per la B.
La storia di Kanoutè parte da lontano. Da Dakar, città del Senegal. “Mio padre è musicista, suona il sassofono e insegna musica a Roma – racconta il calciatore – Se non avessi fatto il calciatore probabilmente avrei fatto anch’io il musicista”. Musicista e docente ma, in realtà, il padre di Kanoutè è stato anche calciatore: “Ha giocato in serie A nel Senegal, nella squadra del Jaaraf. Ha giocato nello stesso mio ruolo ma aveva un tiro migliore del mio (ride, nda)”. Il padre, la mamma e un fratello vivono nella Capitale: “e questo per me è importante perché non mi fa avvertire la distanza dai miei affetti”.
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