«Finalmente è calato il sipario su questa storia spesso ripescata strumentalmente nei miei confronti anche da qualche politico. Il dirigente dell’ufficio urbanistica Diego Savarese ha dimostrato che la legge è uguale per tutti ed io non posso non esserne contento».
A dirlo è Giuseppe Tito, sindaco di Meta e comproprietario per il 13 per cento dell’immobile al centro della vicenda, l’hotel Giosuè a Mare, su cui grava un procedimento di acquisizione al patrimonio comunale di tre camere giudicate abusive. «Non sono il primo e non sarò l’ultimo sindaco o persona che in Italia si trova in situazioni del genere – precisa Tito -. Adesso questa vicenda si è conclusa con un provvedimento trasparente e che mette una pietra tombale anche sulle cose che dicono i detrattori. A dispetto di qualcuno che addirittura parlava di un’intera struttura abusiva, preciso che vengono fatte contestazioni per 59 metri quadrati circa su 2mila complessivi, parliamo del 3 per cento più o meno. Ed io sono “coinvolto” nelle vesti di minimo comproprietario dell’immobile. Troppe volte si è parlato di carte nel cassetto o sono state mosse velatamente o meno accuse nei miei confronti prive di ogni fondamento».
Tito è un fiume in piena: «A Meta non si fanno sconti a nessuno e l’ufficio urbanistica l’ha dimostrato. Adesso andiamo avanti». Ultimo ghigno contro i parlamentari del Movimento Cinque Stelle che, a proposito del procedimento sull’hotel Giosuè a Mare, hanno presentato un’interrogazione chiedendo accertamenti al Viminale: «Il provvedimento di oggi del Comune chiude qualsiasi tipo di dissertazione».