Vincenzo Pisacane, il cassiere del clan Gionta, potrà scontare il resto della pena a casa. E’ malato, è affetto da gravi patologie che lo rendono incompatibile con il regime carcerario. Lo ha deciso il giudice del Tribunale di sorveglianza di Napoli che ha concesso i domiciliari al luogotenente dei Valentini. La proroga definitiva è arrivata ieri ma già da qualche mese il soldato della cosca era stato trasferito nella sua abitazione in corso Vittorio Emanuele III. Le sue condizioni sono peggiorate e a dimostrarlo un fascicolo presentato ai giudici dal suo avvocato, Roberto Cuomo, che ha raccolto l’intera documentazione. La storia del cassiere del clan più spietato è così finita in un raccoglitore zeppo di certificati medici.
Sul contabile della camorra di palazzo Fienga – l’ex fortino di via Bertone murato il 15 gennaio del 2015 – pende la condanna in via definitiva per associazione di tipo mafioso e finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. Una condanna a dieci anni dopo il blitz di Alta Marea, la maxi retata che portò in carcere mezzo clan dei Valentini compresi i capi storici del sodalizio criminale. Vincenzo Pisacane era detenuto nel carcere di massima sicurezza “Badù e Carros” in provincia di Nuoro. Poi l’ictus celebrale: da quel giorno la sua vita è cambiata.
Il cassiere della cosca è affetto da una grave «emiparesi del lato destro del corpo» – come si legge nella documentazione prodotta dalla difesa – e inoltre, ad aggravare le sue condizioni anche l’afasia, una sindrome cognitiva e del linguaggio, che gli permette di pensare ma di non esprimersi, ed infine è affetto da «aprassia e obesità». La diagnosi gli aveva permesso di finire ai domiciliari nella sua abitazione in attesa del verdetto dei giudici del tribunale che ieri si sono espressi. Dopo l’ennesima visita medica hanno accertato che l’uomo non può tornare in carcere. Ha bisogno di assistenza continua, h24 e di continui spostamenti per controlli medici. Così la decisione del tribunale di concedere la proroga definitiva. Sconterà il resto della pena a casa.