Scende al volo da un’automobile, tira fuori la pistola e comincia a sparare. Otto colpi, al volto, al corpo, al cuore di Antonio Fontana, alias ‘o fasano, ras dell’Acqua della Madonna di Castellammare di Stabia. Il commando è entrato in azione all’esterno della pizzeria “Ai Galli” ad Agerola, il 60enne è morto in ambulanza durante il tragitto verso l’ospedale San Leonardo. Un’esecuzione di camorra che squarcia la quiete di un normale sabato sera, nel piccolo paese dei Monti Lattari e getta Castellammare nello sconforto: questo omicidio può essere l’inizio dell’ennesima faida.
L’agguato
Sono le 21- secondo la prima ricostruzione degli investigatori -quando Antonio Fontana arriva alla pizzeria “Ai Galli” di Agerola. E’ in compagnia della moglie. La donna scende dall’automobile ed entra nel locale. Il 60enne, invece, va a parcheggiare. Passano pochi istanti, ma sono fatali. Antonio Fontana resta solo e i killer entrano in azione. Appena scende dalla vettura viene avvicinato da un sicario che estrae una pistola e comincia a fare fuoco. Il 60enne viene crivellato con otto colpi, in varie parti del corpo, barcolla e cade a terra in una pozza di sangue. Il sicario sale nuovamente a bordo dell’auto utilizzata per raggiungere Agerola e fila via, insieme ai suoi complici.
I soccorsi
Antonio Fontana viene immediatamente avvicinato da alcuni passati e clienti della polizia che cercano di capire se sia ancora vivo. Esce anche la moglie che comincia ad urlare, vedendo il marito riverso sull’asfalto. Il 60enne respira ancora, nonostante i proiettili, e viene allertata un’ambulanza. Il mezzo del 118 tenta la disperata corsa verso l’ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia, ma Fontana muore durante il tragitto. Viene lo stesso portato al pronto soccorso, dove in pochi minuti giungono anche parenti e conoscenti, del ras dell’Acqua della Madonna. I medici non possono far altro che constatarne il decesso e la salma viene immediatamente trasferita all’obitorio del cimitero di Castellammare.
Le indagini
Sul posto, pochi minuti dopo il raid, arrivano i carabinieri della compagnia di Castellammare di Stabia, agli ordini del maggiore Donato Pontassuglia e gli agenti del commissariato stabiese, coordinati dal primo dirigente Paolo Esposito. Nessun dubbio: è un omicidio di camorra. La pista seguita dagli investigatori, ovviamente, è quella che porta al clan D’Alessandro. Fontana, d’altronde, era un nemico giurato di Scanzano, uno di quelli che il boss Enzo D’Alessandro (leggi articolo a pagina 8) aveva messo in cima alla lista delle persone da uccidere. Secondo la tesi degli investigatori, inoltre, non è indifferente il luogo scelto dai sicari per ammazzare Antonio Fontana. Agerola è il regno del clan Afeltra-Di Martino, cosca che- per quanto rivelato dall’inchiesta Golden Gol -aveva stretto un patto di ferro proprio con il clan D’Alessandro. Insomma, il nemico giurato di Scanzano ucciso nel territorio degli alleati.
CRONACA
9 luglio 2017
Fontana trucidato sotto gli occhi della moglie, poi l’inutile corsa all’ospedale di Castellammare