Torre del Greco. Era l’unica “certezza” del Comune. A qualsiasi orario si varcasse la porta al primo piano di palazzo Baronale era lì, seduto dietro la scrivania della commissione trasparenza per raccogliere gli inviti e le proposte dei colleghi d’opposizione. Otto ore al giorno, come testimoniano i rimborsi-d’oro – una media di 4.200 euro al mese per circa 3 anni – riconosciuti fino a maggio alla ditta presso cui risultata assunto il consigliere-lavoratore Domenico Maida. Poi la svolta per il figlio d’arte – il padre Vincenzo Maida è stato una colonna del centrodestra fino al 2009 – eletto nel 2014 sotto il simbolo di Centro Democratico: il passaggio con Articolo Uno – decisa dal suo mentore Nello Formisano – e la successiva promozione nella segreteria nazionale a Roma.
Addio riunioni dell’opposizione
La fuga nella capitale del “comunista per caso” ha consentito all’ente di largo Plebiscito di risparmiare un cospicuo gruzzoletto in termini di gettoni e rimborsi, ma contemporaneamente ha paralizzato le iniziative della minoranza. Dagli inizi di giugno, le presenze dell’ex stacanovista del Comune si sono ridotte praticamente a zero: solo in tre occasioni – a partire dal 31 maggio – Domenico Maida ha presieduto alle riunioni della commissione trasparenza, di cui due a vuoto per mancanza del numero legale. In pratica, l’unica “arma” a disposizione dell’opposizione è stata consegnata in mano alla maggioranza: a partire da metà giugno, infatti, le sedute sono coordinate dal vice-presidente Vittorio De Carlo non senza qualche malumore all’interno della minoranza.
Ipotesi “sfiducia” per il presidente-fantasma
Il primo a sollevare la questione della necessità di ottimizzare il lavoro della commissione trasparenza è stato il grillino Ludovico D’Elia, successivamente imitato da diversi colleghi del Pd. Qualcuno è arrivato a ventilare l’ipotesi di presentare una mozione di sfiducia all’attuale presidente: una provocazione politica – si tratta di un atto non previsto dal regolamento – per provare a dare una scossa prima del rompete le righe estivo.
I timori dell’opposizione
In realtà, dietro i malumori della minoranza, si nasconde il timore di un imminente “tradimento” di Domenico Maida: cresciuto con Forza Italia – alle elezioni del 2012 risultò il più votato, prima di passare subito con la maggioranza di Gennaro Malinconico – il figlioccio di Nello Formisano non si trova propriamente a suo agio con la casacca di Articolo Uno. E se Ciro Borriello dovesse “chiamare” per aggiustare in corsa i numeri della maggioranza, stavolta la risposta potrebbe non essere il secco “no” già pronunciato in passato.