La questione spiagge negate (o presunte tali) diventa una vera e propria patata bollente. Perché dalle parole si passa ai fatti e arriva puntuale l’ennesimo esposto di fuoco. Si tratta di quello presentato alla Procura della Repubblica di Torre Annunziata da parte del coordinatore dei Vas Franco Cuomo, uno dei pochi che lo scorso fine maggio avevano sottoscritto la petizione rivolta al Comune di Vico Equense – compreso il sindaco Andrea Buonocore – per invocare controlli lungo il litorale. Obiettivo? Restituire alla collettività quelle zone di arenile invase da cancellate e muri realizzati dai titolari delle concessioni demaniali marittime in violazione – secondo Cuomo – della normativa e delle autorizzazioni. Nel mirino ovviamente dagli imprenditori balneari già “attenzionati” dalla Capitaneria di Porto di Castellammare di Stabia. Ma alla lettera-appello, sottoscritta da circa 40 cittadini, a detta di Cuomo non è seguita alcuna risposta ravvisando, secondo sempre la tesi ambientalista, gli estremi per contestare l’ipotesi dell’articolo 328 del codice penale. Ovvero: omissione d’atti d’ufficio. Motivo? Nessun riscontro entro i 30 giorni “previsti”.
Sia chiaro: l’amministrazione comunale di Vico Equense e gli uffici municipali, dal loro canto, ostentano serenità. Informalmente tutti fanno sapere di essere tranquilli e che non ci sono intoppi nonostante le rimostranze e le accuse. E al di là dei riflettori già accesi dalla stessa Procura in passato. E’ soprattutto Facebook la cassa di risonanza di una battaglia di civiltà e sovranità, come la definiscono coloro che intendono ottenere dal Comune accertamenti immediati.
Pesa in tutto ciò anche l’analisi nuda e cruda fatta sempre a mezzo Facebook dall’ex consigliere comunale Pasquale Cardone: «La fascia costiera del nostro comune inizia dal confine con Castellammare e finisce con quello di Meta. Tordigliano, lato Positano, la teniamo fuori per motivi di distanza ed accessibilità. In ordine progressivo da Castellammare a Meta ci sono stabilimento Scrajo a pagamento; spiaggia della Tartaruga non accessibile; a Marina di Vico ex Antico bagno a pagamento; Bagno Cocullo a pagamento. A seguire qualche metro per pescatori, poi si ritorna ad arenili dati in concessione (accesso a pagamento) e siamo arrivati alla scogliera». Poi spuntano «spiaggia del Castello non accessibile, stabilimento Sporting a pagamento e pochi metri liberi ma non accessibili via terra». In località Marina d’Equa ci sono spiaggia libera del Pezzolo, «qualche metro poco praticabile o addirittura pericoloso per i bambini», due aree date in concessione a privati e la spiaggia libera foce Rivo d’Arco, quindi stabilimento Torretta a pagamento. Quindi i tratti con «piattaforma Mustafà; Lega navale; Bar ristorante (Paoletto), bagno Linda con solarium a pagamento». Da aggiungere anche concessioni demaniali a titolari di strutture ricettive come «il molo con scogliera e Le Axidie». Massima attenzione è rivolta pure alla spiaggia delle Calcare: «Stabilimento a pagamento; qui finisce la fascia costiera».