Torre del Greco. In ogni caso, gli armatori-vampiri della Deiulemar compagnia di navigazione sono riusciti a centrare il primo obiettivo: dividere in due tronconi il popolo delle vittime del crac da 800 milioni di euro.
Un popolo letteralmente spaccato sull’ipotesi di transazione messa nero su bianco dai legali degli ex vertici della cosiddetta “Parmalat del Mare” e la curatela fallimentare composta da Giuseppe Castellano, Massimo Di Pietro e Antonio De Notaristefani di Vastogirardi.
Perché se un nutrito gruppo di obbligazionisti non sembra disposto a seppellire l’ascia di guerra e a dire sì a una sorta di resa incondizionata, c’è chi – a cinque anni di distanza dall’inizio di una logorante battaglia ricca di colpi di scena e docce gelate – comincia a coltivare l’idea di mettere in saccoccia una cifra variabile tra il 7% e il 10% per scrivere la parola fine al proprio calvario. In pratica, 70 euro per ogni 1.000 euro investiti nell’ex banca privata di Torre del Greco con conseguente apertura agli scontri per gli armatori-vampiri attesi dalla sentenza d’Appello per il grande crac.
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