Torre del Greco/Ercolano. Il primo era in America – unico rappresentante dell’Italia in un programma di scambio politico con gli Stati Uniti – e il secondo a Vallo della Lucania, impegnato in una serie di interventi chirurgici già programmati in precedenza. Intanto il Vesuvio andava a fuoco, distrutto dalle fiamme appiccate da un manipolo di terroristi ambientali: un’emergenza capace di richiamare centinaia di volontari lungo i sentieri del parco nazionale, ma non i sindaci di Ercolano e Torre del Greco. Rimasti tranquillamente alla larga dalle fiamme durante tutti i giorni caldi del disastro di fuoco: un’assenza sottolineata dall’ex governatore Antonio Bassolino, pronto a stigmatizzare – una volta alle spalle il periodo più critico – il comportamento tenuto dal baby-Renzi della città degli Scavi.
L’affondo social
L’attacco della storica anima critica del Pd arriva direttamente attraverso i social network, il campo di battaglia preferito dai politici 2.0 nati all’ombra dell’ex premier. Dalla sua pagina Facebook, infatti, Antonio Bassolino punta il dito con decisione contro il pupillo di Matteo Renzi: «Mentre per giorni e giorni il Vesuvio brucia il sindaco di Ercolano era e resta a Washington – la riflessione condivisa con tutti gli amici virtuali – Ora definisce una polemica sterile e pretestuosa le critiche che gli sono state rivolte per la sua assenza e fa sapere che rientra a fine mese. Sbaglia, mi spiace. Per quanto mi riguarda non faccio nessuna polemica: dico soltanto che è molto triste. Un sindaco fa il sindaco e sta con i suoi concittadini, soprattutto nei momenti difficili e di sofferenza». Parole pesanti come macigni, capaci di accendere – come ogni esternazione dell’ex presidente della Regione Campania – una vera e propria bagarre mediatica. Centinaia i commenti lasciati dagli internauti sotto il post di Antonio Bassolino, in larga parte a sostegno della tesi dell’ex sindaco di Napoli.
La difesa del baby Renzi
Sempre attraverso Facebook, il primo cittadino di Ercolano aveva espresso il suo dolore per «il disastro che coinvolge l’intera area vesuviana». Sottolineando come «il dolore fa male il doppio perché non sono lì, ma a Washington come unico rappresentante dell’Italia in un programma di scambio del dipartimento di Stato del Governo degli Stati Uniti d’America». Una partecipazione programmata dal 2016 e non annullata neanche davanti all’inferno scatenatosi sul Vesuvio.
Priorità alla professione
D’altronde, anche il sindaco di Torre del Greco ha lasciato il coordinamento del centro operativo comunale al suo vice Romina Stilo perché impegnato in una serie di interventi chirurgici a Vallo della Lucania. A parte un video-spot registrato in tutta fretta, il leader locale del centrodestra si è praticamente disinteressato dell’emergenza di fuoco. In fondo, l’ex deputato di Forza Italia già da tempo pensa solo a una candidatura per tornare a Roma. Se il Vesuvio brucia, già (quasi) non è più un suo problema.