Rischiava di pagare di tasca propria due milioni di euro per danno erariale. Motivo? Secondo la Procura regionale della Corte dei Conti aveva tardato a predisporre l’acquisizione delle superfici esterne di sei parcheggi interrati che non rispettavano i permessi a costruire. Nel dettaglio si trattava di difformità riguardanti la copertura a verde. Ma adesso l’incubo sfuma con una sentenza che gli toglie pesi e lo blinda agli occhi dell’amministrazione. Assolto l’ingegnere Alfonso Donadio, dirigente del quarto dipartimento del Comune di Sorrento finito a giudizio dopo un’inchiesta della tenenza della guardia di finanza di Massa Lubrense. Il funzionario sorride ma non rilascia dichiarazioni nonostante le polemiche che scoppiarono un anno e mezzo fa – era il dicembre 2015 – quando ci fu l’invito a dedurre.
L’inchiesta
Le indagini della Procura contabile scattano nel 2011 sulla scorta di un esposto dell’avvocato Giovanni Antonetti, compianto coordinatore dell’Italia dei Valori di Sorrento. Scendono in campo le fiamme gialle che accendono i riflettori sulle condizioni in cui versano 11 parcheggi privati. Vengono passate al setaccio le documentazioni. Si tratta di permessi a costruire, relazioni e prescrizioni del Testo unico per l’edilizia. Nella ricostruzione di Procura e fiamme gialle emergono intoppi su sei parcheggi. In queste autorimesse non ci sono abbastanza alberature oppure c’è totale assenza di verde. E non c’è traccia, stando alle accuse, del provvedimento di acquisizione a patrimonio così come è sancito dalla legge.
Le accuse
Donadio risponde di un’ipotesi pesante: aver privato il Comune di una fonte di reddito come le acquisizioni delle superfici permettendo nel contempo che i proprietari proseguissero a gestire le autorimesse senza mettersi in regola per il verde. E tutto spalmato sul quinquennio 2011-2015 per un introito mancato di due milioni di euro. L’inchiesta si concentra sui parcheggi Sogeim, Panorama park, Buonocore, Coppola, Gemar e Italian Park.
La difesa
Difeso dall’avvocato Andrea Abbamonte, il funzionario cerca di smontare gli addebiti che gli vengono contestati. Donadio chiarisce che all’atto dell’ultima verifica sul verde, datata 2012, le piantumazioni nei parcheggi c’erano e rispettavano le prescrizioni. Viene anche fatto notare che la differenza tra gli alberi presenti nelle autorimesse e quelli enunciati nei progetti è esigua. A ciò si aggiunge che, dopo alcuni interventi della guardia di finanza, Donadio dà l’avvio ai procedimenti di acquisizione delle aree esterne. Ma gli atti vengono impugnati con ricorsi al Tar con i giudici che – come avviene per il parcheggio Sogeim – annullano tutto l’iter di “confisca” vistato dal funzionario. Ultimo elemento: Donadio porta all’attenzione del collegio giurisdizionale della Corte dei Conti regionale (presidente Michael Sciascia, consigliere Antonio Di Stazio, primo referendario relatore Gaia Palmieri) carte che attestano il suo forcing sui privati per farli aderire alle prescrizioni di legge. Nonostante ciò, il sostituto procuratore generale Francesco Vitiello chiede la condanna di Donadio per due milioni di euro. Ma la Corte dei Conti assolve l’ingegnere. Motivo? Ha adottato ordinanze e diffide. E non è possibile contestare un danno erariale. Perché, così come evidenziava in una memoria difensiva lo stesso Donadio, i parcheggi rientrano in zone gravate da vincoli paesaggistici inaspriti (a partire dal Put) e «l’amministrazione giammai avrebbe potuto acquisire e sfruttare commercialmente» le strutture su cui non c’erano da parte del consiglio comunale deliberazioni che attestassero «l’esistenza di prevalenti interessi pubblici» o «rilevanti interessi urbanistici o ambientali». La condotta di Donadio «non è gravemente colposa» pure a fronte «delle modeste difformità da ripristinare».