Se il ddl sulla legalizzazione dovesse essere approvato si potranno coltivare 5 piante di cannabis, tenere in tasca fino a 5 grammi di marijuana e 15 a casa propria. Ma non solo. “Si toglieranno ragazzi alla camorra, si creeranno posti di lavoro e introiti per lo Stato”. Ne è convinta Antonella Soldo, presidente dei Radicali italiani che oggi sarà a Napoli, dove a piazza Bellini alle 19 si terrà una lezione di autocoltivazione.
Presidente Soldo, davvero credete che la legalizzazione della cannabis servirà anche a combattere la criminalità organizzata?
“Le mafie fanno affari con la cannabis e i ragazzi dai 15 ai 18 anni ne fanno uso come prima droga, seguono l’eroina e la cocaina. Quello della legalizzazione per togliere denaro alla criminalità organizzata è uno degli argomenti, ma non è il solo e di certo non il più forte perché ovviamente la cannabis non è il pezzo forte del business. Ma sicuramente come ha detto anche uno dei più grandi magistrati italiani, Raffaele Cantone, oggi un ragazzo per cercare la cannabis trova un primo contatto con la criminalità organizzata che lo porta poi ad assumere anche le altre droghe. In questo senso toglieremo ragazzi alla camorra e una fetta di mercato alle mafie”.
Legalizzare le sigarette, rispondono i contrari, non è servito però ad eliminare il contrabbando
“Di certo non ci sono guerre per alcol e tabacco. Quello che ci preme è togliere l’idea che chi vuole fumarsi una canna davanti alla tv per rilassarsi, invece di bere un bicchiere di vino, va criminalizzato. Oggi circa dieci milioni di italiani fanno uso di cannabis, è ora che ci si renda conto di questo e si smetta di perseguirlo come reato. Per evitare anche tragedie come quella di Lavagna dove un ragazzo trovato con dell’erba si ammazza o carceri affollate, come a Poggioreale, per detenzione di cannabis. Legalizzare porterà anche ad un alleggerimento della macchina della giustizia”.
Intanto la legge subisce l’ennesimo rinvio e rischia di andare avanti solo il testo relativo all’uso terapeutico
“Un compromesso al ribasso, una scelta prudente fino all’irresponsabilità e ipocrita perché la cannabis è ammessa come terapia dal 2007. Non servono doppioni che creano solo confusione”.
Eppure a dieci anni di distanza oggi pochissimi medici e farmacie la prescrivono. La legge c’è ma in Italia non attecchisce, a che serve allora?
“Purtroppo ci sono medici che neanche conoscono questa possibilità terapeutica per il forte proibizionismo che si riscontra anche nella ricerca scientifica. Ad oggi nessuna azienda ha deciso di produrre cannabis nonostante ci siano purtroppo moltissimi malati di sla e gravi patologie che ne fanno richiesta. Questo per la paura di pregiudizi, di certo sulla rivoluzione culturale la strada è ancora lunga, ma senza strumenti legislativi è impossibile combatterla”.
Cosa resta da fare oggi ad un malato di sla che cerca sollievo?
“Il mercato nero con tutti i rischi che comporta. Proprio la settimana scorsa abbiamo ricevuto dalla Puglia la denuncia di alcune persone che nella cannabis hanno trovato pezzi di vetro. Il prezzo si aggira intorno ai 10 euro a grammo, ma non sai cosa c’è dentro. Oppure si rivolgono all’estero, in Olanda. La Campania è tra quelle 13 regioni dove dovrebbe essere a carico del sistema sanitario, in teoria. Nella pratica non è così e il prezzo di importazione di circa 11 euro viene ricaricato invece fino a 50 euro”.
Oggi a Napoli con una lezione di autocoltivazione, è la seconda volta. C’è un motivo?
“Si tratta di una città dove abbiamo trovato un clima molto favorevole sul tema della legalizzazione della cannabis perciò è una tappa che rifacciamo”