Non si sa se tornerà a essere premier, ma una cosa è certa da qui ai prossimi mesi sarà lui il paladino di Napoli, l’antidemagistris. Matteo Renzi ribalta quella che fino a ieri è stata la strategia politica del sindaco Luigi de Magistris per essere rieletto: ora è lui a sfidare l’ex pm ed usare la città come trampolino con l’obiettivo di tornare alla ribalta. Napoli diventa strategica per l’ex presidente del Consiglio bocciato sonoramente sul Referendum proprio al Sud. L’aveva detto in Direzione Pd all’indomani delle sue dimissioni: “Abbiamo perso nel Mezzogiorno, è lì che dobbiamo recuperare credibilità”. Una partita che giocherà quasi tutta in Campania e non a caso, qui Renzi ha già due importanti assi nella manica: Bagnoli e Pompei. A cui si aggiunge – non meno importante vista la cassa di risonanza a livello non solo nazionale – anche Scampia con il prossimo abbattimento delle Vele, altro risultato che Renzi non tarderà a rivendicare. I blitz alla Sanità, le visite di moglie e figli dagli scavi di Pompei a Capodimonte, i post a difesa di Napoli “città incredibile” contro le classifiche denigratorie del Sun: il fiorentino tesse la trama. Dalla sua parte la dialettica non inferiore a quella del sindaco e soprattutto i milioni stanziati quand’era al Governo. “Da Pompei alla Terra dei Fuochi abbiamo investito tanti soldi perché la città metropolitana di Napoli e la Campania riprendano a correre” scrive sulla sua pagina Facebook. Renzi sa che il momento dell’attacco per raggungere i suoi obiettivi è perfetto: la Rivoluzione di de Magistris, senza soldi e alla guida di una città con servizi in ginocchio, perde smalto. Anche agli occhi di quei centri sociali e dei movimenti di cui deMa ha cavalcato le proteste nelle piazze contro Renzi. E che ora all’indomani della firma su Bagnoli accusano il sindaco di aver chinato il capo. “La riscossa di Napoli vale più delle polemiche istituzionali. – dice il bischero che in realtà soffia sul fuoco – . Se il sindaco ha cambiato idea, evviva il sindaco. Ieri si è finalmente firmato l’accordo tra Governo, Regione e Città per bonificare Bagnoli dopo decenni di ritardo e restituirlo ai cittadini. Quando abbiamo presentato il progetto, aprile 2016, siamo stati accolti dalla sassaiola e dalla manifestazione di piazza contro il “Governo speculatore. C’erano anche rappresentanti del comune in quella piazza. Un anno e mezzo dopo il Comune cambia idea e firma lo stesso identico progetto. Divertente, no?”. Occasione troppo ghiotta che attendeva da tempo e che certo non si sarebbe lasciato sfuggire. Usa le stesse armi del sindaco a 360 gradi: parole d’amore, alla de Magistris, per corteggiare Napoli. “Non conosco realtà italiane che abbiano un potenziale di crescita così impressionante come la città partenopea. Nel libro parlo molto di Napoli, di Scampia, della Sanità, dei musei meravigliosi di quella terra, del popolo di giovani e meno giovani che non si arrende: si può cambiare, noi ci crediamo”. E l’immancabile orgoglio partenopeo, sempre cavalcato dal primo cittadino: “Proprio per questo mi offendo in quanto italiano – dice Renzi – quando qualche giornalista inglese come quello del Sun scrive che Napoli è pericolosa al pari di Raqqa o di altre città devastate dalla guerra e dall’incuria. Ha bevuto troppo quel giornalista, dovremo spiegare che l’eccesso di alcool fa male”. Nessuna conquista funziona però senza mettere sul piatto una valida ragione per sceglierti: “Napoli deve cambiare. E Bagnoli è il simbolo di questo cambiamento – sottolinea Renzi -. Lavoreremo nei prossimi anni fisicamente per ripulire Bagnoli e darle un futuro. Per noi fare politica è questo: fare proposte, finanziarle, realizzarle. Non urlare contro, sempre e comunque”. Insomma la sfida è lanciata: Renzi vuole Napoli.
politica
21 luglio 2017
Renzi è il nuovo Masaniello. S’aggrappa a Bagnoli e Pompei