Quando si sveglia e sa che l’operazione è riuscita, Vincenzo comincia a cantare Pino Daniele. E’ felice, ha di nuovo le sue mani per accarezzare la moglie e per lavorare, lui che da quindici anni fa l’operaio e da tre ha sposato Ida. Vuole che gli facciano la barba prima che arrivino lei e i parenti. “Si è subito fatto riconoscere il canterino. Anche la sera quando torna dal lavoro in fabbrica si mette a cantare ed io ogni volta gli dico di abbassare la voce” racconta la moglie, accennando un sorriso e giunta nel primo pomeriggio all’ospedale Pellegrini di Napoli insieme alla mamma, agli zii e a Lucia, la sorella maggiore di Vincenzo. La madre dell’operaio non c’è: appena saputo dell’incidente che ha tranciato le mani del figlio, mentre lavorava in fabbrica a Scafati, ha avuto un malore. Da quando l’hanno portato prima all’ospedale di Nocera Inferiore e poi al Pellegrini, Ida l’ha visto solo qualche attimo appena uscito dalla sala operatoria. Capelli rossi raccolti e occhi pieni di speranza. “Ci hanno detto che è andato tutto bene, che però dobbiamo attendere le prossime 72 ore” ripete mentre il telefono continua a squillare. Colleghi, amici e parenti vogliono sapere Vincenzo come sta. Le parole dei medici e i nomi importanti dei chirurghi che lo hanno operato danno loro fiducia. “Un doppio miracolo” dice lo zio Michele, prima che arrivi la doccia fredda. Notte da incubo, poi la speranza in ospedale e l’attesa di due ore per vedere Vincenzo, portato in rianimazione. Cercano per tutto quel tempo con una compostezza e una gentilezza rara di saperne di più e di non pensare mai che le cose possano peggiorare in quelle prossime ore cruciali. “Siamo tutti di Torre Annunziata – racconta Ida, responsabile in un negozio al centro commerciale La Cartiera e che a soli 34 anni mentre attende di vedere suo marito cerca di essere sempre forte e non lasciarsi abbattere -. Abitiamo di fronte alla palazzina del crollo, abbiamo visto tutto in diretta, è stato terribile. Abbiamo pregato fino all’ultimo, soprattutto per i bambini. Una tragedia”. Entra per qualche istante nella stanza di Vincenzo che appena la intravede non resiste: gli occhi si fanno lucidi e cerca con un piccolo gesto di salutarla. Poi la fanno uscire, il chirurgo Armando Fonzoni deve visitarlo. “Vincenzo è un tipo forte, uno che non può stare senza lavorare, andrebbe in depressione” dice Ida cercando di non illudersi, ma nel suo cuore pregando per un lieto fine. La sorella maggiore Lucia è arrivata da Roma, dove abita ormai da diversi anni, mentre l’altra sorella vive a Modena. “Mio fratello è l’unico ad essere rimasto a Torre, anche perché legatissimo a mia madre” dice Lucia che per Vincenzo, il più piccolo dei tre e il più coccolato, è come una seconda mamma. “Quando avevo nove anni gli cambiavo i pannolini di stoffa”, i ricordi scorrono e sembrano riuscire a riscaldare anche la fredda sala d’attesa, ma il tempo invece pare non passare mai. Quel tempo che d’improvviso si ferma quando i medici comunicano a Vincenzo che l’operazione è riuscita, ma le mani non stanno rispondendo bene: il sangue non circola. Fuori i parenti non sanno ancora nulla, Ida è appena entrata col cuore colmo di speranza e gioia. Tutto va in frantumi in pochi attimi. Ci avevano creduto tutti: dall’autista dell’ambulanza che gli aveva portato l’ultima sacca di sangue per la trasfusione fino ai chirurghi. Per tutta la mattinata al Pellegrini non si parlava che dell’operaio a cui i colleghi prontamente avevano recuperato le mani e messe in una busta con del ghiaccio. “Non ho ancora avuto il tempo di sapere chi ci fosse con lui, di ringraziarli, di capire cosa sia successo. Vincenzo è uno scrupoloso sul lavoro, fa l’operaio ormai da più di dieci anni. Aveva i guanti e aveva messo tutto, anche la fede nuziale nel borsello, prima di cominciare la giornata in fabbrica” dice Ida poco prima di rientrare nella stanza di Vincenzo e a cui l’unica verità che importa è sapere che il marito sta bene e riavrà le mani. Ma quella verità non arriverà. Appena uscita scoppia in lacrime, la speranza è a pezzi. Ed anche il suo cuore.
CRONACA
27 luglio 2017
Gioia e canzoni di Pino dopo l’operazione, poi la doccia fredda. La moglie: “Il nostro cuore è a pezzi”