Torre del Greco. «In carcere mi hanno minacciato, non sono sceso neanche per l’ora d’aria perché avevo paura ma io non c’entro niente con gli incendi sul Vesuvio. Né quello vicino casa mia, né gli altri. Sono innocente». Per oltre un’ora e mezza si è difeso Leonardo Orsino, il macellaio 24enne di Torre del Greco arrestato venerdì mattina con l’accusa di avere appiccato un rogo nella notte tra il 13 e il 14 luglio scorsi (quando il Vesuvio bruciava già da tre giorni) nella zona di via Sopra ai Camaldoli dove vive la sua famiglia. E’ lui il primo presunto piromane del Vesuvio individuato dai carabinieri nell’inchiesta coordinata dalla Procura della Repubblica di Torre Annunziata. E’ chiaro che, seppure venissero accertate le sue responsabilità rispetto all’unico episodio che gli viene contestato, non sarebbe lui né il solo né l’unico colpevole della pesantissima devastazione che ha colpito il Vesuvio nella seconda settimana di luglio. Ché i roghi sono stati tanti, appiccati prima e dopo l’episodio ora circoscritto e su più versanti. Tant’è che le indagini proseguono per individuare tutti i responsabili. Eppure Orsino è stato additato sui social network come il “mostro incendiario”: insulti, offese e minacce hanno inondato i commenti alla notizia del suo arresto. Eco arrivata anche in carcere. Accuse che lui respinge in modo netto.
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