Torre del Greco/Ercolano. La raffica di arresti con cui le forze dell’ordine sono riuscite a decimare le principali organizzazioni camorristiche operanti all’ombra del Vesuvio non frena la camorra tra Ercolano e Torre del Greco.
E’ l’allarmante dato contenuto all’interno del rapporto – relativo al secondo semestre del 2016 – presentato dalla direzione investigativa antimafia: il tessuto criminale del Miglio d’Oro – la premessa del dossier – resta in perenne assestamento, complice gli arresti eseguiti grazie all’esercito di collaboratori di giustizia passati dalla parte dello Stato.
Eppure, sia a Ercolano sia a Torre del Greco gli storici clan del territorio sono riusciti a mantenere il controllo delle attività criminali legate allo spaccio di sostanze stupefacenti e al racket.
Un’egemonia mantenuta, secondo un’indagine condotta dai carabinieri, grazie alla “fusione” tra i Falanga – la cosca degli amici di giù ‘a mare guidati dal padrino Peppe ‘o struscio, detenuto nel carcere dell’Ucciardone a Palermo – e gli Ascione-Papale, i “bottoni” venuti dalla Sicilia per sfidare i Birra a Ercolano. Dalla città degli Scavi, si legge nella relazione della Dia, i catanesi si sono in parte trasferiti a Torre del Greco in particolare in via Fontana e dintorni.
Una fusione successiva alla scomparsa dei vertici dei Di Gioia – il capoclan è stato ammazzato nel 2009, il figlio si è pentito – e decisa a tavolino per portare avanti il business-droga. Un “accordo funzionale” alla gestione delle piazze dello spaccio, ma non solo. Perché la fusione Falanga-Ascione-Papale ha portato i vertici del super-clan nato all’ombra del Vesuvio a rispolverare un vecchio “pallino” degli amici di giù a mare: l’imposizione dei videopoker a bar e circoli ricreativi della provincia di Napoli. Una scoperta nata proprio durante le indagini condotte a fine 2016, quando gli investigatori accertarono un’estorsione ai danni di una società di video-lottery costretta all’installazione di un centro scommesse: un vecchio modo di fare cassa per la camorra di Ercolano e Torre del Greco, tornato di “moda” proprio grazie alla fusione tra le due storiche cosche del territorio.