Torre del Greco. Sono stati direttamente loro a rivelare agli investigatori il retroscena della mazzetta da centomila euro consegnata in due scatole di cioccolatini a un colonnello della guardia di finanza per “addolcire” i controlli sulle obbligazioni emesse dalla Deiulemar compagnia di navigazione.
Ma la collaborazione con i magistrati impegnati a fare piena luce sul crac da 800 milioni di euro dell’ex banca privata di Torre del Greco non è bastata a salvare gli armatori-vampiri dall’ennesima tegola giudiziaria degli ultimi 5 anni.
Il primo a vuotare il sacco e a svelare le ragioni della “scarsa attenzione” mostrata dalla guardia di finanza all’ex colosso economico di via Tironi è stato Angelo Della Gatta: «Consegnammo al colonnello Fabrizio Giaccone all’epoca alla guida del comando gruppo di Torre Annunziata la somma di centomila euro per evitare problemi con i controlli», il senso della confessione messa a verbale dal secondogenito di Giovanni Battista Della Gatta.
Una versione successivamente confermata dal capitano Giuseppe Lembo – l’unico tra i fondatori della Deiulemar compagnia di navigazione rimasto in vita – pronto a rivelare come la maxi-tangente fosse stata confezionata all’interno di due scatole di cioccolatini.
Parole in grado di fare scattare un sequestro preventivo a carico dell’alto ufficiale delle fiamme gialle – provvedimento recentemente confermato dalla Corte di Cassazione – ma non solo: in automatico, infatti, i due armatori-vampiri – Angelo Della Gatta e Giuseppe Lembo – nonché il colonnello Fabrizio Giaccone sono stati indagati a piede libero per corruzione.
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