Tra le voci più critiche sul dl Mezzogiorno quella di Amedeo Laboccetta, parlamentare di Forza Italia.
Onorevole Laboccetta, dl Mezzogiorno: misure concrete per lo sviluppo o bluff?
“Tutte chiacchiere e distintivo, parafrasando un film di Sergio Leone (in realtà è la battuta simbolo del film “Gli intoccabili” di Brian de Palma, ndr). Piuttosto parlerei di misure, da molti anni attese, che però rischiano di diventare inefficaci se non addirittura dannose. Prima tra tutte le istituzioni delle ZES, le Zone Economiche Speciali. Non vi è dubbio che queste potrebbero costituire una grande occasione per il rilancio dell’economia e per l’attrazione di investimenti. Ma la grande preoccupazione è che, all’insegna della semplificazione, c’è una concentrazione di potere nelle mani di pochi con misure che potrebbero essere adottate all’insegna di convenienze politiche e non nell’interesse generale”.
Cosa salva, riferendoci alla Campania, di quanto inserito nel decreto legge?
“Proprio le ZES, ma non con la gestione prevista dalla proposta che il Governo ci ha imposto. Emarginare le regioni e, più in generale, i territori e le forze sociali è un grave errore. E lo dico anche nella consapevolezza che il mio partito in Campania è all’opposizione. Ma è giusto che chi governa una regione, chi ha assunto impegni nei confronti di un vasto elettorato abbia anche le armi per poter mantenere gli impegni assunti. Al governatore della Campania hanno sottratto Bagnoli, poi il porto ed oggi le ZES. Ci metta anche sanità e trasporti. Cosa resta? E’ un ragionamento di ordine politico. In disparte poi le capacità dei singoli interlocutori nel dare le risposte attese”.
Nello specifico a Napoli e in provincia, quali sono state le scelte sbagliate sul fronte Zes?
“In Campania le ZES interessano i retroporti di Napoli e Salerno, due realtà molto diverse. La preoccupazione di un colpo di mano per Napoli Est trova fondamento nell’azione di contrasto che i titolari dei depositi costieri hanno portato avanti in questi anni, penetrando efficacemente nelle istituzioni, nel silenzio assordante del sindaco di Napoli. Salerno è una realtà diversa, con molte aziende che vivono già oggi di esportazione. Staremo a vedere, senza abbassare mai l’attenzione. Le aree interne della Campania restano orfane di provvedimenti strutturali e questo è molto grave”.
Porti. Il dl permetterà di attrarre nuovi investimenti e ridurre la burocrazia, sbandierano i parlamentari Pd. Sarà così per Napoli e Salerno?
“Non ci credo. Vedo quello che è stato fatto a quasi un anno dalla riforma dei porti: nulla, solo convegni, chiacchiere, promesse, feste di paese, propaganda politica. Null’altro. Sia a Napoli che a Salerno non è partito neanche un cantiere e la spesa dei finanziamenti europei è rimasta ferma al 2015. Non è un dato di poco conto visto che siamo alla metà del 2017 ed al secondo ciclo di programmazione dei grandi progetti. Il rischio di definanziamento resta alto”.
Infine nel dl si prevedono fondi per i giovani che vogliono fare impresa. Ma in Campania questo tipo di intervento crea realmente occupazione? E chi controlla la gestione dei fondi?
“La misura del finanziamento delle imprese di giovani under 35/40 dovrebbe avere una stabilità nel tempo in un paese civile che guarda al futuro e vuole efficacemente evolversi. Tutte le misure spot vengono sempre lette e vissute come un fatto occasionale da prendere al volo. Il sapore di una mancia pre-elettorale. In passato – con forme poco diverse – abbiamo vissuto esperienze analoghe che sono state fallimentari e che non hanno dato alcun efficace sostegno all’economia, alle imprese e ai nostri giovani. Pensi agli ultimi anni dell’attività di Sviluppo Italia prima che dovette addirittura cambiare nome per rendere più credibile l’inversione di rotta. Per quanto riguarda i fondi assegnati chissà quanto tempo ci vorrà, forse anni, per recuperare quelli non spesi o mal gestiti”.