Torre del Greco. In principio furono i tweet di Matteo Renzi, il rottamatore di Firenze pronto a cambiare l’Italia a colpi di spot virtuali. Poi toccò al blog di Beppe Grillo – il comico diventato il simbolo del Movimento 5 Stelle – fare schizzare alle stelle il numero dei webeti-tuttologi. Così, lentamente, la deriva social ha travolto “semplici” consiglieri comunali e assessori.
Nei giorni più tristi della storia politica di Torre del Greco a tenere banco sono stati gli scontri dialettici sulle bacheche Facebook dei protagonisti in chiaroscuro dei tre anni di mandato di Ciro Borriello a palazzo Baronale. Senza esclusione di colori e bandiere, tutti si sono lanciati in azzardati commenti e accuse sullo sfacelo registrato all’ombra del Vesuvio.
Tutti a caccia dei like facili della propria claque, come se la politica ora fosse racchiusa solo nello schermo di uno smartphone. Dai guerrafondai incalliti – spesso incapaci di articolare pensieri di senso compiuto, magari ortograficamente corretti – alle paladine della verità assoluta, in decine non si sono lasciati sfuggire l’occasione di lasciare il proprio “marchio” su Facebook. Arrivando a postare frasi capaci di strappare sorrisi di commiserazione.
La voglia di “apparire” si è sostituita alla voglia di essere qualcosa per la propria città: così ogni dimissione dalla carica di consigliere è stata accompagnata da un “pistolotto-social” a giustificare agli occhi dei webeti la propria scelta, magari per racimolare qualche consenso virtuale destinato a sfumare con il tempo.
Senza dimenticare chi per mesi ha invocato la fine dell’amministrazione comunale, arrivando – all’indomani dell’arresto del sindaco Ciro Borriello – a minacciare il vicesindaco Romina Stilo: «Ultimo appello civile, tra poche ore sono a Torre del Greco. Vatti a dimettere e sgombra la stanza di palazzo Baronale», il post di un uomo (teoricamente) delle istituzioni.
La stessa first lady del Comune non si è risparmiata in risposte piccate a questo e a quel politico, in una stucchevole guerra virtuale senza vincitori né vinti. L’ultimo stadio del degrado di una classe dirigente ora chiamata a voltare decisamente pagina per risollevare le sorti di una città rasa al suolo dagli scandali. Magari tornando a parlare faccia a faccia con i cittadini e non attraverso un’interfaccia virtuale in cui i webeti vincono sempre.