Castellammare di Stabia. Roghi, piantagioni di marijuana, una strada chiusa da decenni e la Funivia che non riparte. Sono gli ingredienti che vanno a formare la ricetta del fallimento del Faito. Vicende, seppur di natura diversa, che sono finite sotto la lente d’ingrandimento della Procura di Torre Annunziata. Misteri che avvolgono “la montagna che non c’è” (questo il nome di una pagina Facebook), o forse c’è, ma è controllata dai clan camorristici che fanno affari sul territorio, sfruttando una risorsa mai valorizzata a causa di decenni di mala-gestione.
Gli ultimi incendi che stanno interessando il Monte Faito, paradossalmente, sembrano aver spostato un po’ la traiettoria delle indagini. La pista dei roghi necessari per fare spazio alle piantagioni di marijuana resta in piedi ed è una di quelle più battute dagli investigatori. Ma c’è un’altra ipotesi che invece escluderebbe la mano della camorra dietro gli incendi che stanno interessando il Faito.
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