I primi calcoli avvenuti in automatico segnalavano una magnitudo 3.6: un valore che non tornava con le prime testimonianze da Ischia, che parlavano di un terremoto “fortissimo”, e le macerie sotto le quali e’ rimasta uccisa almeno una persona e ferite altre 26. Successivamente il calcolo e’ stato rivisto, con un valore di 4.0, grazie ai dati registrati dalla rete sismica dell’Osservatorio Vesuviano dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv). Come e’ accaduto? Qualcuno, forse, ha temuto un altro errore del sistema, come quello che il 15 giugno scorso aveva associato la magnitudo 5.1 di un terremoto nelle Filippine al sisma di magnitudo 1.6 registrato a Pieve Torina (Macerata). Niente del genere, questa volta. Non c’e’ stato in realta’ nessun errore, ma solo la grande difficolta’ di dover calcolare la magnitudo di un terremoto che appartiene a uno dei tipi piu’ rari e anomali: quelli che avvengono sotto i vulcani. Non sono certamente studiati come lo sono quelli tettonici che scuotono continuamente la penisola e puo’ accadere, come nel caso di Ischia, che i primi sismografi a registrare l’evento siano distanti alcuni chilometri. Sulla base di queste prime rilevazioni viene di solito calcolata la magnitudo locale (ML), che nel caso dei terremoti tettonici, come quelli che avvengono lungo l’Appennino, e’ un valore molto affidabile. Quando il terremoto avviene sotto un vulcano, pero’, la situazione e’ molto diversa. Per questo dopo il primo calcolo di 3.6, sono stati utilizzati i dati della rete sismica dell’Osservatorio Vesuviano per ricalcolare la magnitudo sulla base della durata dell’evento, ottenendo il valore di 4.0. Un valore ancora provvisorio in quanto quello definitivo, relativo alla “magnitudo momento”, viene calcolato dai ricercatori e si basa sulla stima del momento sismico, ossia su una durata piu’ ampia del sismogramma, fino a 30 minuti. I nuovi dati della rete sismica dell’Osservatorio Vesuviano hanno inoltre permesso di ricalcolare la profondita’ dell’evento, correggendo a cinque chilometri il valore iniziale di dieci. E’ stata un’ulteriore conferma di quanto si sa finora dei terremoti vulcanici. “Una caratteristica comune a tutti e’ di essere molto piu’ superficiali, al punto da superare molto difficilmente la profondita’ di cinque chilometri”, ha osservato il sismologo Gianluca Valensise, dell’Ingv. “Questo – ha proseguito – accade perche’ al di sotto di cinque chilometri la crosta diventa troppo calda per generare una rottura”. Il fatto che i terremoti che avvengono sotto i vulcani siano superficiali spiega anche perche’ si risentano maggiormente.
CRONACA
22 agosto 2017
Ischia: terremoto di origine vulcanica, il rebus della magnitudo