Un parere dell’avvocato Cancelmo incastra la Sint in merito alla tutela del patrimonio immobiliare delle Terme di Stabia. I fatti risalgono al mese di ottobre 2015 quando, in seguito ai lavori di manutenzione e messa in sicurezza dei due complessi termali ad opera della CEM Costruzioni spa, infatti, il cantiere relativo al piano seminterrato e alle coperture del fabbricato principale delle Nuove Terme era pronto per essere riconsegnato e la dirigente del settore Urbanistica Lea Quintavalle con una nota del 23 ottobre 2015, protocollo 44139, valutò l’opportunità di chiedere il parere all’ufficio legale dell’Ente comunale per rappresentare che non era stato possibile formalizzare la riconsegna del cantiere, in quanto “sia la società proprietaria Sint spa, presidente Biagio Vanacore, sia la curatela fallimentare di Terme Stabiane, rappresentata dal dottor Massimo Sequino, si sono resi indisponibili alla ripresa in possesso dei locali sopra citati, oggetto dei lavori di manutenzione eseguiti e collaudati”. La risposta dell’avvocato Donatangelo Cancelmo, inviata in data 27 ottobre 2015, di fatto precisò che a Sint andavano consegnati “i beni che erano in disponibilità alle Terme di Stabia spa, con cui cessa ogni rapporto” in seguito al fallimento del 23 marzo 2015, e che “alla curatela fallimentare vanno consegnati solo i beni che siano di proprietà delle Terme di Stabia e non nella semplice detenzione di tale società”. In pratica, Cancelmo spiegò a chiare lettere che il patrimonio immobiliare delle Terme spetta a Sint e tirò in ballo anche il Commissario Prefettizio Claudio Vaccaro, affermando che in tal senso sarebbe bastato un suo atto di indirizzo, in quanto la Sint è a totale capitale comunale. La Sint, dunque, avrebbe dovuto prendere in consegna i beni sulla scorta delle indicazioni del legale del Comune, ma si era resa indisponibile in base alla nota della Quintavalle protocollata nei giorni antecedenti. Va ricordato che nel mese di luglio 2015 il giudice Del Sorbo impose al curatore fallimentare di restituire con immediatezza gli immobili del Solaro a Sint, provvedimento poi divenuto esecutivo a partire dal 8 marzo 2016. Chi avrebbe dovuto, dunque, salvaguardare le Terme negli otto mesi intercorsi tra la richiesta e la consegna effettiva? La curatela fallimentare, dal canto suo, riteneva di non essere detentrice degli immobili, mentre l’amministratore unico di Sint, proprietario dei beni, seppur affidati temporaneamente alla stessa curatela, si sarebbe limitato a chiedere al Comune un investimento per la vigilanza, prontamente negato dall’Ente per mancanza di fondi. Nessuno si è assunto, pertanto, la responsabilità della devastazione delle Terme e il risultato finale è sotto gli occhi di tutti. Uno stabilimento letteralmente devastato con danni che ammontano a circa 10 milioni di euro, quasi più del passivo che ha portato la società al fallimento. Sulla scorta di queste considerazioni, le opposizioni hanno presentato un esposto alla Corte dei Conti e alla Procura della Repubblica, a cui spetterà il compito di fare chiarezza su una fase oscura in cui, mentre le parti in causa si affannavano a passarsi la patata bollente, le Terme sono finite mestamente allo sfascio.