Si dice “pronta e disponibile” a ricoprire l’incarico di segretario provinciale Pd “anche per un periodo di tempo limitato, quello necessario a superare il guado e traghettare il partito nelle mani di un giovane dirigente”. Appena si è diffusa la notizia, pubblicata da Metropolis, che il suo è il nome unitario per la segreteria provinciale a cui Vincenzo De Luca sta lavorando per mettere fine alla guerra tra i renziani, il telefono di Graziella Pagano non ha smesso di squillare per tutta la giornata di ieri e la sua pagina Fb è stata invasa da commenti e attestati di stima, anche dal centrodestra.
Pagano allora il suo nome unirà Casillo e Cozzolino, gli ex Dc e gli ex Ds del Pd MP?
“Oggi siamo tutti Pd. Non mi piace parlare di ex Ds ed ex Dc o di componenti, in fondo ci sono sempre state. Anche all’epoca del partito comunista c’erano ingraiani e amendoliani, il punto vero è un altro. Ovvero che allora esprimevano due visioni differenti, progetti diversi. Si discuteva e poi si sceglieva una linea
Ed ora invece solo roccaforti elettorali e pacchetti di tessere.
“Gli organismi dirigenti sono svuotati nelle loro funzioni e restano solo le riunioni di componenti, così non andiamo da nessuna parte. Se vogliamo ricostruire il partito a Napoli dobbiamo prima di tutto proporre la nostra idea per la città e l’area metropolitana”.
Ha già sentito De Luca?
“No, ci sono come è prassi prima gli incontri tra le componenti. Non mi intrometto, né chiedo. Sanno che sono sempre stata al servizio del partito e lo sarò anche in questo caso ma ho già chiarito: ad una condizione ben precisa”.
Quale?
“Che la mia candidatura unisca sul serio e non provochi ulteriori divisioni e lacerazioni. Tutti sanno come la penso: non ho difficoltà a schierarmi, però non sono di una parte . Posso condividere idee, ma resto libera e indipendente. Quindi solo nel caso in cui la mia discesa in campo possa realmente evitare una battaglia all’ultimo sangue su un nome, traghetterò il partito a Napoli con grande sacrificio, lavorando anche 20 ore al giorno come ho sempre fatto e come si faceva una volta nel partito. Non come ora che molti si iscrivono e vogliono già avere qualcosa in cambio o sapere come si fa per diventare deputati. Altroché”.
Insomma promette di essere un segretario a tempo pieno.
“Senza dubbio, quella di fare il segretario e ricoprire altri incarichi, come il sindaco, è stata una scelta sbagliata da non ripetere. Bisogna dedicarsi unicamente al partito ed io sono disposta a farlo anche per un periodo di tempo limitato, il necessario per uscire dal guado e magari lasciare il posto ad un giovane dirigente stimato”.
Quali sarebbero le sue prime mosse da segretario?
“Di sicuro distinguere e raccogliere intorno a me tutti quei dirigenti giovani e capaci che si impegnano sul territorio. Poi mettere mano alla struttura del partito, riaprire i circoli chiusi e riorganizzarli. Ci sono Comuni senza sedi e poi abbiamo un circolo per quartiere a Napoli dove invece potremmo pensare magari ad una sorta di casa comune per ogni municipalità, dove discutere e fare tante attività politiche”.
Non solo circoli Pd chiusi, qui neanche la Festa de l’Unità. Se non fosse per Mdp…
“Mdp fa la sua festa e fa bene. Dispiace che la nostra ancora non ci sia stata, ma comunque anche la Festa de l’Unità va ripensata. Il modello potrebbe essere quello della Fonderia o della Leopolda. A parlare devono essere gli iscritti, invece di limitarci ad ascoltare i capi”.
Intanto c’è poco da festeggiare: Congresso napoletano al veleno e in alto mare.
“Siamo in una preoccupante situazione di stallo, giuste le motivazioni di molti, ma dobbiamo capire e decidere come procedere al più presto”.
La sfida di un Congresso fatto di programmi però è già persa.
“Più che alle conte è arrivato il momento di recuperare il rapporto con la gente, un tempo la nostra forza. I grillini parlano alla pancia della gente, per rispondere alla crisi dei partiti dobbiamo tornare a parlare di valori e ideali e soprattutto dire che risposte diamo ai problemi quotidiani”.
Si può ancora ripartire?
“Sarà dura a Napoli e soprattutto in provincia dove abbiamo tanti sindaci, ma c’è un totale scollamento con il territorio e con il partito. La comunicazione politica non si fa solo sui social e con le tessere, ma stando tra i cittadini. Possiamo ripartire solo prendendoci ognuno le responsabilità di una crisi profonda e facendo ciascuno la sua parte per ricomporre il partito napoletano.