Aveva pensato di annunciare la sua candidatura alla segreteria provinciale del Partito democratico con un post su Fb. «Volevo scrivere: Mi candido, però poi ho pensato che già l’aveva fatto qualcun altro, e allora mi sono fermato», dice scherzando Tommaso Ederoclite, riferendosi ad Antonio Bassolino che ha sostenuto alle Primarie.
Come l’ex Governatore della Regione però scende in campo per primo e lo fa, come allora, nel vuoto di una proposta e nel pieno della guerra tra le correnti democrat che hanno costretto Renzi ad inviare un badante nella faida napoletana.
Renziano della prima ora, Tommaso Ederoclite ha di recente dato vita al Comitato 30 insieme ad altri giovanissimi del partito.
Ora è il primo candidato in campo per la segreteria Pd. Cosa l’ha spinta?
«Ancora una volta il partito è fermo a causa della faida tra le componenti interne che in vista del congresso fa registrare ritardi, blocca qualsiasi candidatura unitaria e soprattutto paralizza quel processo necessario per il rilancio del Pd napoletano che adesso è ridotto ai minimi storici».
Perché il Comitato 30?
«Renzi chiede ai giovani di scendere in campo e fare la loro parte. Con la costituzione del Comitato 30 nei mesi scorsi è quello che abbiamo fatto per una leadership d’innovazione, di territorio e non schiacciata sulla logica delle componenti. Quindi eccomi qua».
Quale sarà la sua linea politica? Ce lo dica in uno slogan.
«Democratici finalmente. Sì, mi piace».
E’ efficace?
«Può sottolineare proprio il fatto che la guerra tra gli ex Ds e gli ex Dc in seno al partito non ci appartiene, è roba superata sia dal punto di vista culturale che generazionale. Molti di noi neanche li hanno vissuti quegli anni».
Però anche nel Comitato c’è stata una spaccatura di recente tra lei e Luciano Crolla.
«Non esageriamo».
E’ così.
«Tutto risolto. Luciano è più dirompente di me, che invece ritengo sia giusto confrontarsi e coinvolgere anche coloro che rappresentano esperienze politiche passate, le istituzioni, i dirigenti che hanno o hanno avuto un ruolo nel Pd. Nessuna divisione, solo sana dialettica. La mia candidatura è condivisa anche da Luciano».
Qual è la proposta per riorganizzare e rilanciare il partito a Napoli?
«Accorpare i circoli in città, che sono troppi. Ne basta uno per municipalità. Quindi dieci segretari ed un coordinatore per tutti che si confronterà con la segreteria provinciale».
Il caos napoletano è lo stesso che si vinve in provincia.
«In provincia esiste un paradosso…».
Quale?
«Il partito democratico conta alcuni sindaci, come a Castellammare e a Pompei, eppure il partito non esiste. In qualche caso le sedi sono chiuse oppure senza dirigenti da anni, con ritardi gravissimi nel percorso di rilancio politico. Qualcosa di impensabile».
Cosa bisogna fare per rimettere il partito in carreggiata?
«Se riusciremo a nominare un segretario sarà importante effettuare immediatamente uno screening, convocheremo tutti i soggetti coinvolti e capiremo se ci sono giovani dirigenti capaci per guidare quei Comuni lasciati allo sbando da troppo tempo».
Il problema è che il partito democratico non dà spazio ai suoi giovani. Restano in sella sempre i soliti nomi, i soliti feudatari.
«Ripeto: il segretario nazionale Matteo Renzi chiede ai giovani di scendere in campo e fare la loro parte con coraggio e determinazione. Noi siamo intenzionati a farlo».