Per anni hanno lottato per evitare che i camion blindati della nettezza urbana evitassero di scaricare rifiuti in quella Cava. Ma nonostante le battaglie, le proteste e le cause in tribunale, quell’area, in località Pozzelle a Terzigno, è stata trasformata in una delle più grandi aree adibite a discariche della provincia di Napoli. Un sito di stoccaggio nel Parco Nazionale del Vesuvio, una immondezzaio nell’area protetta dove valorizzazione del territorio e biodiversità sono le armi da cui partire per la rinascita di un paesaggio tanto stupendo quanto stuprato negli anni. Dalle battaglie e dalle lotte continue per bloccare i camion sono passati 7 lunghi anni. Anni in cui molti di quei volti che erano in prima linea per chiedere lo stop alle discariche nei siti della città non ci sono più. Tanti si sono ammalati di tumore, molti hanno battuto il mostro. Altri non ce l’hanno fatta. Il cancro se li è mangiati, a poco a poco. Loro, come i figli e i nipoti, si sono arresi. Ma la voglia di lottare per cancellare quelle discariche, e chiedere una bonifica immediata, non è morta. E mentre la burocrazia cammina a passo di lumaca, l’iniziativa intrapresa dalle giornaliste Simona Cocozza e Vittoria Iacovella (protagoniste di un reportage sugli effetti della discarica all’ombra del Vesuvio su Rai News) procede a passo spedito. E’ stata organizzata una petizione online per chiedere uno screening gratuito per tutti coloro che vivono nel raggio di dieci chilometri da un sito da bonificare. E l’iniziativa parte proprio dai recenti fatti di Terzigno, una delle 200 zone a rischio d’Italia. Da qui la volontà di chiedere al Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, e al ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, di avviare le pratiche per visite mediche a costo zero per coloro che abitano poco lontano da quelle cave avvelenate. Secondo quanto riportano vari studi scientifici chi vive nei pressi di un sito da bonificare ha il 50% di possibilità in più di ammalarsi di diversi tipi di tumore, il 30% in più di avere un tumore al seno, rispetto a chi vive in zone più “sane”. Sarebbe anche un modo per ‘censire’ e verificare gli effetti che le Cave hanno causato negli anni, visto che non esiste alcuna statistica relativamente alle popolazioni a rischio.
«Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, le chiediamo Screening gratuiti per i cittadini che vivono nel raggio di 10 km da una discarica o sito da bonificare. Un progetto nazionale specifico che venga diffuso e imposto a tutte le regioni italiane con l’inserimento dello screening nel novero dei “livelli essenziali di assistenza”, vista la diffusione nazionale, la gravità del fenomeno e l’inerzia delle regioni rispetto all’attivazione di iniziative a riguardo. Le chiediamo che i dati relativi a questo progetto, della durata di almeno 5 anni, siano resi pubblici e trasparenti (fondi messi a disposizione, stato del lavoro di ogni regione, dati scientifici man mano che vengono raccolti ed elaborati, nomi e dichiarazioni di assenza di conflitto di interessi di relatori e periti)», si legge nel testo della richiesta che sarà inviata al ministro della salute Beatrice Lorenzin e a quello dell’Ambiente Gian Luca Galletti. E’ l’iniziativa sembra aver riscosso un discreto successo. Le firme – nel giro di pochi giorni – sono quasi 27mila, per arrivare all’attenzione del Governo bisognerà raggiungere quota 35mila.
CRONACA
5 ottobre 2017
La petizione anti-tumori parte da Terzigno: «Cancellate le cave, rischiamo di morire»