Portici. Avrebbero firmato atti di pagamento per lavori che non sarebbero mai stati eseguiti. Lo scandalo waterfront – il mega appalto per la realizzazione del lungomare di Portici – arriva ad una prima, importantissima svolta. Nella giornata di ieri, infatti, sono stati notificati 5 avvisi di conclusione delle indagini a carico dei protagonisti dell’inchiesta aperta dalla Procura di Napoli tra la fine del 2015 e l’inizio del 2016. L’accusa è di truffa. Tra i destinatari del provvedimento funzionari e dirigenti comunali ma anche il responsabile della ditta incaricata dei lavori. Tutti accusati – secondo il teorema del pubblico ministero Ida Frongillo (titolare delle indagini) – di aver concesso impropriamente all’impresa fondi per oltre 400.000 euro per lo stato di avanzamento dei lavori.
A rischio processo ci sono Mariateresa Giammetti, dirigente dell’ufficio urbanistica e lavori pubblici, Gaetano Improta, responsabile dei fondi Più Europa per il comune di Portici, Nicola Massimo, funzionario tecnico responsabile e direttore dei lavori per l’appalto, Antonio Troiano, responsabile unico del procedimento e Vincenzo Onorato, rappresentante legale della società Consorzio Cooperative Costruzioni, aggiudicataria dell’intervento di riqualificazione.
I 5, ognuno per il proprio ruolo, avrebbero, secondo le accuse della Procura, proceduto alla realizzazione di un Sal – stato avanzamento lavori – ideologicamente falso. Ovvero, il Comune di Portici avrebbe pagato le ditte aggiudicatarie dell’appalto lavori mai eseguiti nell’arco temporale dello stato avanzamento dei lavori, per una valore di 438.470,52 euro. Secondo gli atti della Procura, il Comune avrebbe sborsato fondi per i lavori inesistenti alla ditta Consorzio Cooperative Costruzione e Lande s.p.a, come pavimentazioni stradali pedonali, impianti di irrigazione e il tappeto erboso. Il tutto avveniva – si evince dal fascicolo della procura – grazie all’utilizzo di un criterio di contabilizzazione dei lavori difforme da quello imposto dal capitolato d’appalto.
Alla luce di quanto emerso dalle indagini condotte dal Tribunale di Napoli e dal Pm Ida Frongillo, i 5 indagati hanno 20 giorni per esporre memorie difensive, presentare interrogazioni da parte dei legali e chiedere al Pubblico Ministero di essere interrogati in merito ai risvolti dello scandalo legato ai lavori pubblici all’ombra della reggia. Sulla questione è intervenuto anche il sindaco di Portici, Vincenzo Cuomo, che assieme all’assessore Giovanni Iacone fu tra i grandi accusatori dell’ex amministrazione comunale guidata da Nicola Marrone: «Non entro nel merito della vicenda giudiziaria perché non mi compete – afferma il primo cittadino – Ma esprimo un giudizio politico di condanna nei confronti di quanti finora sono stati prodighi di giudizi morali e non si sono mai preoccupati di esercitare quelle funzioni di controllo che il ruolo imponeva loro – tuona ancora Cuomo – Di quanti in nome di una scelta condivisa non si sono preoccupati dei danni che la città stava subendo ed una volta inchiodati alle loro responsabilità politiche se ne sono usciti dichiarando che si era trattato di un mero errore tecnico contabile».