A sorvegliare la botola magica, nel rione Provolera, a Torre Annunziata c’era la statua del santo di Pietralcina. L’effige di Padre Pio, ricoperta da quattro rosari di legno e un santino ai piedi del busto di marmo, era a pochi centimetri dal nascondiglio nel quale, i sei pusher, occultavano quotidianamente la droga.
Il covo è stato scoperto dai carabinieri del Norm durante la perquisizione, di ieri mattina, nell’appartamento di uno dei rampolli del sodalizio criminale, Daniele Vista. Era il 23enne ad aver avuto l’investitura di custode della cocaina. Giovane, determinato e pronto a tutto: il suo profilo di scaltro gli aveva permesso di ottenere un ruolo di spicco nel sodalizio.
A stanare il covo, dietro la finta parete di piastrelle lucide e rosa della cucina, è stato Pirat. Il fiuto del cucciolo di pastore tedesco, arruolato nel reparto delle unità cinofile dei carabinieri, ha fatto irruzione nell’appartamento guidato dal suo padrone in divisa. Pochi giri in quelle stanze dell’edificio fatiscente di appena due piani. Pirat ha capito che qualcosa non andava, che dietro quell’anonima parete c’era di più che solo cemento e calce.
I carabinieri hanno così provato ad accogliere l’allarme lanciato dal cucciolo e hanno iniziato a toccare la parete costatando che quella non era per nulla uguale alle altre. La parete aveva un accesso al quale si accedeva solo attraverso un congegno elettronico controllato da un telecomando, uno di quelli che solitamente vengono utilizzati per aprire i cancelli esterni. Due i pulsanti: il primo finto, il secondo invece dava accesso allo scrigno magico. E’ bastato premerlo per scoprire la droga. Un sistema insospettabile che permetteva di custodire le dosi isolando, apparentemente, l’odore della polvere bianca. Impercettibile ed isolante forse per l’uomo ma non per lo straordinario Pirat.
Ogni giorno, nel piccolo covo, Vista nascondeva la merce. Il 23enne lasciava lì la cocaina, in particolare, dosì già divise e pronte per essere messe sul mercato. La botola era stata pensata da Gallo e da Aurino – secondo quanto hanno ricostruito i carabinieri del nucleo operativo – per evitare che durante i controlli dei carabinieri, i pusher potessero essere scoperti e di conseguenza arrestati. Il sistema delle cessioni funzionava più o meno così: l’acquirente si recava in uno dei vicoli, in base al contatto e al rapporto di fiducia che aveva stretto con uno dei sei pusher.
Una volta giunto davanti all’abitazione di riferimento- indicata sempre dal “procacciatore di affari” Gallo – o semplicemente sostando in strada, veniva avvicinato da una vedetta che, in sella ad uno scooter o una bici elettrica, si informava sul numero delle dosi da acquistare. Dopo pochi minuti si consumava la cessione.