Ci sono i pescatori di Mergellina, di Torre del Greco, Torre Annunziata fino a quelli delle splendide acque di Cetara. Tutti hanno preso quei fondi, 40mila euro ciascuno, elargiti in gran parte dalla Comunità europea. Qualcuno sapeva bene che stava truffando lo Stato, qualcun altro ha pensato che dopo tanti anni con la pelle bruciata dal sole e le mani spaccate dalle reti poteva almeno farci un bel matrimonio per il figlio o quel viaggio tanto sognato. E il resto chi se ne importa. Altri ancora non hanno capito nulla, pensavano che quei soldi fossero una sorta di buona uscita e bastasse lasciare la pesca per ottenerli. E chi doveva controllare, la Regione Campania, a quanto pare, ‘dormiva’. Mentre qualche patronato ci avrebbe anche ‘mangiato’ sopra.
L’inchiesta
Indagine degli uomini della Guardia di Finanza di Cava ‘de Tirreni e inchiesta della Corte dei Conti della Regione Campania, a firma del pm contabile, Ferruccio Capalbo sui Fondi Europei per la Pesca 2007-2013. In tutto 75 gli inviti a dedurre notificati a partire da ieri ad altrettanti pescatori e a due dirigenti della Regione Campania, Antonio Carotenuto (responsabile dell’unità operativa dirigenziale della Pesca per la Regione Campania) e Ermelinda Cozzolino, per un danno erariale di tre milioni di euro.
Il sistema
Per salvare l’ambiente marino la Comunità europea nel 2006 decide di istituire un fondo per la pesca. Un contributo di 40mila euro per lasciare la pesca ed aprirsi un’altra attività entro 18 mesi, altrimenti il finanziamento va restituito. Soldi erogati tutti insieme a patto inoltre di cancellarsi dal registro dei pescatori marittimi (con la possibilità nel caso di riscriversi cinque anni dopo aver liquidato tutto il contributo) e non avere sentenze di condanna passate in giudicato. La Regione Campania nel 2011 istituisce il bando e assegna contributi a centinaia di pescatori.
La truffa
Oggi viene fuori che su 75 – sono solo i primi a finire nel mirino, ma si parla di ben 400 pescatori per un raggiro di 16 milioni – nessuno ha mai aperto un’altra attività. Ma tutti hanno preso e mai restituito quei contributi usati per tutt’altro: viaggi, matrimoni, case, auto. Anche chi non aveva i requisiti: ben 17 le persone con condanne penali che hanno dichiarato il falso. La maggior parte ha continuato a pescare anche senza avere più l’autorizzazione. Come Filippo, Luciano e Luigi ‘beccati’ al largo delle acque di Torre Annunziata, Napoli e Pozzuoli dalla Guardia di Finanza che così ha cominciato a mettere insieme i primi tasselli della maxi truffa.
I patronati
Un sistema che sembrerebbe aver fruttato anche ai patronati. Diversi pescatori si sarebbero rivolti ai caf per chiedere aiuto a compilare la pratica che ad alcuni sarebbe costata anche fino a 400 euro. Non solo la corsa a lucrare, ma anche quella a non perdere i fondi europei che sono stati elargiti anche a chi difficilmente avrebbe potuto ‘riconvertirsi’.
Contributi anche a pensionati
Scorrendo le date di nascita dei pescatori che hanno ottenuto i contributi ci sono anche Aniello, Pietro, Vincenzo, Sabato e tanti altri, tutti nati negli anni Trenta, per la maggior parte a Cetara. A settant’anni suonati, i dirigenti regionali – ora sotto accusa per non aver controllato – hanno concesso loro 40mila euro per trovare un altro impiego, quando già erano in pensione. Qualcuno come Aniello si è anche iscritto al centro di collocamento. Sembra una barzelletta, ma è la realtà.
Soldi in fumo
Maledettamente reali sono soprattutto quei 3 milioni di euro andati in fumo, di cui ora dovranno rispondere tutti e 75. Per 17 di loro la magistratura contabile ha chiesto il sequestro conservativo di crediti, assegni e indennitàall’Inps e alla Regione Campania. Per gli altri una quota di circa 10mila euro. “Una condotta – scrive il pm contabile – inadempiente ed illecita”. Nessuno sviluppo sostenibile della pesca, nessuna tutela e nessuna riconversione professionale: solo un mare di indebito uso di soldi pubblici.