E’ il 7 agosto del 2012, l’estate di Gragnano si sporca di sangue. Sul campo di calcetto di via Ogliaro Mario Cuomo è riverso in una pozza di sangue. Ha 48 anni, è una vittima eccellente, suo padre è figlio di Catello o’ Caniello, considerato il padrino di Casola. Ciro Orazzo, l’uomo trucidato ieri sera a Lettere, era un suo fedelissimo. Cuomo quella sera d’agosto fu ammazzato con due raffiche di piombo, un omicidio di camorra definito eclatante per modalità e spessore della vittima. I killer entrarono in azione qualche minuto prima che il figlio del boss iniziasse la partita tra amici. Arrivarono in sella a un Honda coi volti coperti. Mario Cuomo tentò una fuga disperata dopo il primo raid di fuoco, ma i sicari non gli diedero tregua e lo finirono sull’erbetta sintetica con una seconda raffica a bruciapelo. Quella sera la camorra eseguì la sua condanna a morte sotto gli occhi di decine di persone per dimostrare anche i rapporti di forza in campo. I Cuomo, e quelli che erano alleati, sono considerati dagli investigatori i signori dello spaccio di stupefacenti. Un affare milionario che si snoda metro dopo metro lungo i pendii dei monti lattari dove spuntano in continuazione le piantagioni di canapa. Ciro Orazzo era il fedelissimo di Mario Cuomo. Ieri è arrivata anche la sua ora, dopo che era riuscito a scampare alla morte già qualche anno fa.
CRONACA
13 ottobre 2017
Casola/Lettere. Omicidio Orazzo, il suo capo Mario Cuomo fu trucidato su un campo di calcetto