Aveva riempito di botte la compagna fino a costringerla a chiamare un’ambulanza per farsi ricoverare in ospedale. L’ultima lite scaturita da futili motivi è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. La denuncia e poi l’intervento delle forze dell’ordine. A tre anni da quel calvario, interrotto dall’arrivo di un medico del pronto soccorso, si è chiusa in un’aula di tribunale una storia di violenze e pestaggi consumatasi tra le mura di un piccolo appartamento di Poggiomarino.
Un anno di reclusione per avere violentemente picchiato la sua compagna tanto da mandarla in ospedale dove le vennero dati cinque giorni di prognosi per le botte avute in testa e alla mano destra, con la quale aveva cercato di difendersi. Assolto dall’accusa di estorsione che gli era stata mossa perché avrebbe sottratto alla donna passaporto e documenti medici, minacciandola puntandole contro un coltello a serramanico di non restituirglieli fino a quando lei non si fosse decisa a consumare un atto sessuale con lui. E’ il verdetto emesso nei giorni scorsi dai giudici nei confronti A.V., cittadino di origine straniera che si trovava a Poggiomarino nel momento delle violenze domestiche, da parte dei giudici della seconda sezione penale del Tribunale di Torre Annunziata che hanno accolto parzialmente le richiese della pubblica accusa. I fatti contestati risalgono all’ottobre 2014. Quella analizzata dalla corte è l’ennesima storia di violenza consumata tra le quattro mura di casa che approda in Tribunale. Casi che vengono alla luce quando la sopportazione della vittima di turno raggiunge il limite e davanti a un referto ospedaliero non ce la si fa più a dire che si è trattato di un incidente domestico. Una caduta accidentale, la testa che sbatte contro lo spigolo di uno stipite e altre giustificazioni del genere: è lungo l’elenco delle scuse addotte dalle donne quando si trovano a dover spiegare a un medico come si sono procurate delle ferite. In questo caso la compagna dell’uomo violento ha denunciato che a picchiarla era stato colui con cui condivideva la casa e la vita. L’accusa di lesioni personali ha retto davanti all’evidenza del referto medico. Caduta, invece, quella relative alle minacce e al sequestro dei documenti che era stato raccontato dalla donna agli inquirenti.
CRONACA
17 ottobre 2017
Poggiomarino. Massacra di botte la compagna, violento condannato