Levano lo scudo crociato contro “i ciarlatani che si professano democristiani sotto elezioni”. Al grido di “la vera Dc di Alcide De Gasperi e Aldo Moro siamo soltanto noi”, i segretari e militanti storici della Balena Bianca scendono in campo per le Politiche e lo faranno tenendo fuori i dinosauri democristiani, da Ciriaco De Mita a tutti quegli altri pezzi da novanta che alla fine “hanno affossato un grande partito”. Il ritorno della Dc va in scena a Napoli, nel foyer del teatro Augusteo, dove ieri il vicesegretario nazionale, Vittorio Adelfi insieme al segretario regionale, Vincenzo D’Onofrio hanno annunciato la discesa in campo alle elezioni.
La guerra Dc
Sventolando sentenze in tribunale ed elencando i Congressi nazionali (l’ultimo tenutosi lo scorso luglio a Roma presso l’hotel Portamaggiore) hanno prima di tutto messo in chiaro di essere l’unica e sola Democrazia Cristiana, nata 23 anni fa. “Vogliamo ribadire una verità che viene sistematicamente stravolta ad ogni elezione. I reali detentori del simbolo Dc siamo noi, anche se qualcuno cerca di appropriarsene per tenersi cara la poltrona” rimarca il vicesegretario nazionale, attaccando il deputato di Rivoluzione Cristiana, Gianfranco Rotondi. Richiama la sentenza della Corte di Cassazione del 2010 e il XX Congresso di Perugia con cui nel 2013, insieme all’Associazione degli ex iscritti Dc del 92 e 92, si è dato il via al processo di ricostruzione del partito. “Rotondi per interesse personale continua la sua azione di disturbatore, confutando la verità. Gli rinnoviamo l’invito a unirsi a noi se lo vorrà e a non continuare a professarsi della Dc, di cui non è affatto rappresentante in alcun modo, essendo anche stato eletto nelle fila di un altro partito”.
Tangentopoli e i dinosauri Dc
Dagli attacchi al diktat. Alla larga – ma non troppo, perché da lontano potranno continuare a dare consigli se lo vorranno – tutti i big democristiani, con cui ci sono anche stati diversi incontri per chiarire la linea. E che proprio di recente, a partire da De Mita, sono tornati sulla scena politica con manifestazioni ed eventi. “La crisi aperta da Tangentopoli, di cui i maggiori responsabili sono rimasti a piede libero, ha dato il via ad una serie di compagini che poco o nulla avevano in comune con il partito. Fino ai giorni nostri dove “camarille” e aggregazioni varie hanno guidato il Paese con risultati che sono sotto gli occhi di tutti” ha spiegato D’Onofrio. “Ritorniamo al passato per salvare il futuro” lo slogan scelto per rimarcare che il partito tornerà alle sue origini, quelle di partito del popolo, ma non ai suoi vecchi politici.
La Nuova Dc: 80mila in Campania
La Nuova Dc avrà “uomini nuovi e valori antichi per cacciare i mercanti del tempio” come è scritto su tutti i manifesti affissi in città per lanciare la discesa in campo. Circa 80mila sostenitori radunati in poco tempo in tutta la Campania. Professionisti, giovani, associazioni, volontari e il mondo della Chiesa. Nelle liste dei candidati, tanta società civile, promettono. Mentre continua quel processo di unificazione, in parte andato male e finito in tribunale con l’onorevole Gianni Fontana, ex ministro dell’Agricoltura nella Dc degli anni Novanta che poi “ha scelto di comportarsi da battitore libero” ha raccontato Adelfi. “Ora servono facce nuove, di chi sta sempre sul territorio – ha commentato Francesco Esposito Alaia, militante storico Dc –. Dobbiamo trasmettere ai giovani valori e incarichi, altrimenti è inutile far ritornare la Dc”.
Il programma e la citazione
A metà novembre una grande manifestazione per organizzare le truppe dello scudo crociato e il percorso politico con programmi e proposte incentrate sul welfare. “E’ arrivato il tempo di sottrarre la Campania al dominio di improvvisatori, populisti e demagogici, rispondendo ai reali bisogni della gente e di quelle sacche di povertà dimenticate dai partiti”. La Dc lancia la sfida citando lo scrittore Guido Piovone nel suo “Viaggio per l’Italia” negli anni Cinquanta. “L’Italia è il posto d’Europa più duro da vivere”, scrisse riferendosi al Belpaese distrutto dalla guerra e alla ricerca del miracolo economico. “Parole attualissime” e che i democristiani 2.0 fanno loro per descrivere “la crisi irreversibile di oggi a cui porre rimedio”. Una crisi dove anche in politica il nuovo ha il sapore di 23 anni fa.