La montagna è franata ancora e una voragine ha inghiottito la terra in via Piana. Se non era già altamente difficile la situazione in quella parte del versante di monte Pendolo si è totalmente aggravata dopo l’alluvione del 6 novembre scorso.
Nessuna richiesta di aiuto è partita da quella zona collinare «perché il tempo di aspettare non c’era. Sapevamo che mezzi e uomini erano impiegati già in piazza Aubry e parte di via San Nicola dei Miri. Quel lunedì da cancellare abbiamo ripulito noi le strade di accesso dal fango e dai lapilli che hanno invaso la nostra proprietà». Nel pieno dello sconforto racconta Elisabetta Cioffi che dopo la seconda frana ha dovuto dire addio a gran parte dei fondi agricoli coltivati, sopravvissuti alla bomba di acqua di settembre. Ora c’è solo da contare i danni, niente è più salvabile. La natura ha fatto il suo corso scavando un percorso regolare, o meglio quello che doveva essere facilitato dal canale per la raccolta degli impluvi che, misteriosamente, è stato realizzato dalla parte opposta perdendo la funzione principale.
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