Metti due politici di grido che non si amano. Metti anche una spiaggia pubblica da gestire per l’estate. Metti pure una gara d’appalto e una concessione revocata dopo un paio di controlli nei quali vennero contestate irregolarità con verbali che per la Procura sono “taroccati”. E metti infine il subentro di un vecchio gestore dell’arenile al posto dell’iniziale aggiudicatario. Il risultato è una tempesta giudiziaria che si abbatte sul Comune di Vico Equense e che si snoda pure attraverso il rapporto tutt’altro che idilliaco tra l’ex assessore regionale della Democrazia cristiana Armando De Rosa e l’ex sindaco Gennaro Cinque, oggi assessore ai lavori pubblici. L’inchiesta è chiusa, ci sono sette indagati. Sott’accusa innanzitutto Cinque e l’imprenditrice balneare Maria Esposito, ma nei guai finiscono pure cinque agenti e militari che, nel 2013, erano in forza tra vigili urbani, carabinieri e Capitaneria di Porto. Tutto verte su alcuni rapporti stilati al termine di sopralluoghi effettuati lungo l’arenile che il Comune aveva affidato alla società “Il Sireneo d’Aequa” il cui dominus è proprio De Rosa.
La concessione revocata
E’ la primavera del 2013 quando il Comune pubblica la gara per l’affidamento di alcune spiagge. Tra queste c’è l’arenile del Pezzolo. La società di De Rosa partecipa al bando e vince con un’offerta di 13mila 500 euro a dispetto del prezzo a base d’asta di 12mila euro per circa 500 metri quadrati. Sembra tutto filare via liscio quando, a giugno, iniziano i problemi. Il Comune dispone accertamenti sulle condizioni in cui si trova la spiaggia affidata a De Rosa. E Cinque, all’epoca ancora sindaco, revoca la concessione all’ex assessore regionale Dc. «Sono pervenute diverse segnalazioni con cui sono stati rappresentati vari inconvenienti nonché disagi occorsi ai bagnanti e ai cittadini» si legge nell’atto dell’ex sindaco. Si fa menzione della «presenza di cumuli di rifiuti urbani sull’arenile» rimossi, su input dei vigili urbani, da parte del personale della ditta Sarim, titolare del servizio di nettezza urbana. Cinque cita pure una nota dei caschi bianchi che parla di «carenza di personale addetto al salvataggio in mare sullo stesso arenile». Spunta poi un documento della Capitaneria di Porto. Una delegazione, dopo essersi recata sull’arenile per constatare la veridicità di alcune segnalazioni, secondo Cinque «ha riscontrato diverse violazioni e in particolare la mancanza dei servizi di sorveglianza e soccorso alla balneazione, pulizia del tratto riservato alla libera fruizione, sorveglianza e guardiania notturna». è il 9 luglio quando Cinque revoca l’affidamento a De Rosa. Tre giorni dopo il sindaco concede la spiaggia all’imprenditrice Esposito, già in passato affidataria dell’arenile e titolare del lido Antico Bagno di Seiano. La gestione dura pochissimo. De Rosa presenta ricorso al Tar, ottiene la sospensiva della revoca e poi vince anche nel merito. D’ufficio la spiaggia torna all’ex leader Dc. Ma Cinque gli revoca ancora l’affidamento, contestando sempre carenze igienico-sanitarie, e il 21 luglio interrompe la procedura avocando al Comune la gestione dell’arenile.
Scatta l’inchiesta
La questione assume contorni più ampi. Parte anche un esposto, mentre De Rosa si sente danneggiato. La Procura di Torre Annunziata apre un’inchiesta. Acquisisce la documentazione e ora tira le somme. A marzo dell’anno scorso a Cinque ed Esposito venne notificata una richiesta di proroga delle indagini preliminari. Le ipotesi di reato? Inizialmente concussione, falso e abuso d’ufficio. Nei giorni scorsi, invece, la chiusura del cerchio con gli avvisi di conclusione delle indagini preliminari. Accuse iniziali derubricate: cade la concussione per Cinque ed Esposito, restano indagati per abuso d’ufficio in concorso e falso. Oltre a loro due, nel registro delle notizie di reato finiscono anche altre cinque persone tra cui vigili urbani e militari che però devono rispondere “solo” di falso. L’accusa nei loro confronti è di aver falsamente attestato che De Rosa conducesse la spiaggia del Pezzolo senza rispettare gli obblighi del capitolato del Comune. Nel dettaglio, per la Procura, in spiaggia c’erano regolarmente i bagnini previsti. Mentre va verificata la presenza o meno dei mezzi di salvataggio come invece imposto dalla normativa e dalla gara d’appalto. I sette indagati rischiano il rinvio a giudizio. Per questo, nei prossimi giorni, si faranno ascoltare in Procura a Torre Annunziata.