Venti settimane di lavoro e il sindaco Pietro Amitrano mette sul tavolo tutti i nodi di Pompei. Prima di ogni altra cosa sottolinea una svolta mentale. «In passato si ragionava in maniera provinciale, ora la città sta capendo di poter essere un volano per l’intera provincia». E questo significa oneri e onori. Dalla politica al Grande progetto Pompei, dai rapporti con la Chiesa e con la Soprintendenza fino alle opere comunali. Un’intervista a tutto tondo nella redazione di Metropolis.
Sindaco Pietro Amitrano, iniziamo dal caos che agita il suo Pd.
«Premesso: me ne occupo poco. Però, credo sia tutto riconducibile alla mancanza di dialogo. Il rischio di perdere le prossime elezioni è concreto, serve una svolta nell’immediato».
Molto è nelle mani di Casillo, così come il Grande Progetto Pompei. Lei è tranquillo?
«E’ un’opportunità irripetibile e dobbiamo sfruttarla».
Ma prima va diradato il fumo delle polemiche.
«Purtroppo sento troppe chiacchiere. In campo ci sono tanti progetti e mille idee, ma manca un coordinamento tra noi sindaci del territorio».
Senza girarci intorno. A Pompei preme l’Hub ferroviario, il terminale da 32 milioni di euro.
«Per due anni l’amministrazione non s’è mai seduta a discutere con gli organi competenti. Risultato? Lo avevano pianificato a ridosso dell’ex stazione borbonica, cioè un suicidio economico per la città tagliata completamente fuori dai flussi turistici accompagnati praticamente fin dentro l’area archeologica».
E invece?
«Invece noi lo abbiamo spostato all’inizio di via Plinio, a ridosso dell’uscita autostradale, dove immaginiamo una mega area pedonale. Lì ha più senso e scongiura il rischio di visite “mordi e fuggi”. I visitatori che arrivano potranno godersi la città e i servizi che dovremo essere bravi a proporre loro. Ne abbiamo parlato con Rfi, Regione e Luigi Curatoli, il direttore generale del Grande progetto. Ora valuteranno la proposta».
La proposta non piacerà all’associazione di imprenditori Naplest. La loro leader, Marilù Faraone Mennella, spinge per la prima localizzazione.
«Non abbiamo discusso con loro, ma lo faremo e troveremo una soluzione».
I sindaci dovrebbero fare fronte comune, non sempre gli interessi degli mprenditori coincidono con quelli dei cittadini.
«Per questo chiedo una governance dei sindaci. Un coordinamento in grado di mettere a sistema tutti i progetti».
A proposito di confronto tra sindaci: che ne pensa del mega-outlet Maximall che sorgerà a Torre Annunziata? Promette investimenti milionari e migliaia di posti di lavoro, ma terrorizza i commercianti di Pompei.
«Intanto, non mi sta bene che si sfrutti il brand di Pompei, anzi ho dato mandato ai nostri avvocati per tutelarlo. Nel merito, credo che sarà né più né meno l’ennesimo centro commerciale sul territorio, e se gli imprenditori di Pompei faranno sistema non intaccherà la loro economia. Serve unità d’intenti e senso di appartenenza».
A proposito, ci spieghi cos’è la matita di Amitrano.
«Io faccio il sindaco di Pompei per missione. Mi preme trasmettere l’orgoglio di sentirsi pompeiani ai giovani, dai quali sono partito in questo mandato. Consegnerò una matita ad ogni alunno, sopra c’è scritto: “Pompei, la mia città”. Voglio far capire ai bambini cosa significa essere pompeiani. Mi affascina l’idea di vederli disegnare la città che sognano».
Però lei va a dormire a Salerno. Qualcuno l’ha criticata.
«Non vedo il problema. Anzi, questo mi dà la possibilità di staccare per qualche ora e per copiare qualche buon esempio. Per me Salerno rappresenta un modello, e in questo ammiro De Luca».
A proposito di polemiche, qualcuno sostiene che a lei la Chiesa ha concesso tanto, rispetto ai suoi predecessori. E’ così?
«Questo è un merito» (sorride).
Ritiene di aver riunito finalmente i tre poli della città?
«Il patto tra Comune, Chiesa e Soprintendenza è fondamentale. Stiamo collaborando per riportare Pompei ai livelli che merita. E qualcosa è cambiato davvero. L’altro giorno, per esempio, il presidente della Camera, Boldrini, mi ha invitato ad un incontro con il sindaco di Hiroshima per l’organizzazione Mayors for Peace. Cinquecento Comuni hanno aderito online, solo Pompei e Macerata sono state invitate a presenziare».
Torniamo alle vicende di Palazzo De Fusco. Cose fatte: mercato e, in parte, scuole.
«Mi hanno attaccato sulla questione mercato. L’avevo sospeso per mancanza di igiene e sicurezza. Gli altri urlavano, io ho fatto i fatti: oggi le persone mi ringraziano per il nuovo mercato di via Aldo Moro. Sul versante scuole, invece, abbiamo lavorato per risolvere il problema della “Celentano” di via Sant’Abbondio dichiarata inagibile a dicembre. Abbiamo individuato una soluzione nel “Sacro Cuore” di piazza Immacolata, grazie al Santuario che ci ha ceduto la struttura in comodato d’uso gratuito».
Sul tavolo ci sono mille grane. Il disagio nella zona Circum di Ponte Persica.
«Ho allertato i dirigenti dell’Eav e mercoledì incontreremo il presidente De Gregorio. Dal 2008 ad oggi nessuno si era posto il problema, io nemmeno lo conoscevo fin quando non sono arrivate le ruspe per rompere una banchina per la realizzazione del doppio binario. Ora monitoreremo la vicenda».
A qualcuno non va giù l’attuazione della tassa di soggiorno. Lei andrà avanti?
«La tassa di soggiorno partirà il primo gennaio 2018, non faccio marcia indietro. Su questo non ci sono dubbi. Già quando ero assessore ho lavorato per introdurla, poi una circolare del Ministero dell’Economia e delle Finanze ha imposto di non inasprire le tasse».
E ora?
«Ora è importante per le casse dell’Ente, così come sono importanti le entrate della tanto vituperata Ztl».
Come saranno investiti gli introiti?
«Abbiamo già incontrato le categorie interessate e pianificato una Consulta per stabilire come reinvestire i soldi per il bene della città».
I commercianti sono d’accordo?
«Ho incontrato tutti gli operatori di Pompei questa mattina (ieri, ndr), si sono uniti in un’associazione. E’ un qualcosa di bellissimo, credono nel dialogo con l’amministrazione e vogliono portare avanti le cose insieme a noi. Sarò un buon papà per tutti».
La cultura resta uno dei suoi cavalli di battaglia?
«Sicuramente. Voglio riaprire biblioteca e Museo d’Impresa. Quest’ultimo può rappresentare un’importante risorsa per Pompei. Tre anni fa, per mia iniziativa, aprimmo soltanto alcune sale. Fu un successo».
Quindi?
«Serve un piccolo finanziamento regionale sul quale stiamo già lavorando. C’è una sala libera, si potrebbe fare teatro, musica e tanto altro. Anche per la biblioteca siamo ottimisti, vorremmo consegnarla ai giovani di Pompei così da garantire nuovi luoghi di ritrovo per lo studio».
I cittadini, però, chiedono una biblioteca nel cuore della città.
«Abbiamo fatto un primo sopralluogo in via Moro. I libri e la struttura sono conservati bene, noi stessi sappiamo quanto sia importante realizzarla nel centro di Pompei. Magari negli uffici dell’ex Pretura, a Piazzale Schettini. Potremmo realizzare una vera cittadella della legalità. Ma vanno prima abbattute quelle che dovevano essere botteghe dell’arte e dell’artigianato».
Un’altra sfida è il cimitero di via Nolana. I cittadini attendono da sei anni l’assegnazione di un loculo.
«Ci stiamo lavorando, siamo alla fase finale. Abbiamo ricostruito, insieme all’assessore delegato, il progetto per circa cinquecento loculi, senza stravolgere l’immagine del monumento. Interventi di pulizia e manutenzione, invece, sono già partiti da tempo. Puntiamo anche a riconsegnare una Chiesa per i fedeli, stiamo cercando di provvedere in che modo riqualificarla».
Cosa si aspetta da Pompei?
«Una risposta da tutti, in primis dai cittadini. Sogno di rendere Pompei vivibile, perché Pompei è Pompei e non c’è bisogno nemmeno di precisarlo. Mi piacerebbe, però, che sia anche il popolo ad aiutarci in questo. Mi rattrista vedere persone che non rispettano la differenziata, non concepisco questa inciviltà che genera soltanto sporcizia. Rendiamo Pompei dignitosa tutti insieme».