Ha sfidato i capicorrente scendendo in campo per la segreteria provinciale Pd. In tutto 771 voti tra Napoli e provincia, conquistandosi una fetta del 9% nel partito, dove però la maggior parte dei trentenni come lui ha preferito sostenere il candidato dei capibastone.
Tommaso Ederoclite, è stata una battaglia inutile?
“Assolutamente no. Credo che un passo in avanti ci sia stato, basti pensare al fatto che io e chi ha creduto nella mia idea di partito, tra cui tanti giovani, ora abbiamo maggiore voce in capitolo su alcune questioni, ci siamo conquistati uno spazio. La strada è lunga e faticosa, ma andiamo avanti, non abbiamo alcuna intenzione di mollare. Del resto anche Antonio Bassolino è partito con il 3% arrivando poi al 70% e lo stesso Matteo Renzi ha iniziato candidandosi a presidente della provincia”.
Che vuole dire ora che la prossima tappa magari saranno le Politiche?
“Perché no. Sono pronto a sfidare Luigi di Maio. Renzi ha detto che bisogna dare un segnale forte con un giovane, magari uno scienziato: eccomi, anche se nel campo della comunicazione, faccio pure ricerca”.
Scherza o è serio?
“Non scherzo affatto. Se il partito mi dà la sua disponibilità, mi candido nel collegio di Di Maio per batterlo”.
Intanto per ora è stato battuto al Congresso.
“Non mi sento battuto, tutt’altro. Mi sono mosso senza truppe cammellate, andando a conquistarmi i voti circolo per circolo. Se scorporiamo la percentuale totale presa dal candidato Massimo Costa tra i diversi e tanti capicorrente che l’hanno sostenuto, a partire da Mario Casillo e Lello Topo fino ad arrivare a Massimiliano Manfredi, magari ciascuno di loro da solo nel partito non prende poi così tanto rispetto al mio 9%”.
Hanno intercettato anche i voti dei giovani però.
“Anche io sono stato vittima di certe logiche, ho seguito per un periodo quella tendenza a mettersi in una filiera, anche con una certa ansia da servilismo”.
Perché?
“Perché ci si convince che l’unico modo per emergere come leadership sia quello di stare dietro al capocorrente di turno, ma la struttura a imbuto del partito alla fine non valorizza nessuno”.
Se anche le nuove generazioni preferiscono certe logiche, chi lo cambia il partito?
“Non tutti ragionano così, per fortuna. In molti, più lungimiranti, stanno capendo che la politica sta cambiando, come dimostra il fenomeno di Luigi de Magistris e del Movimento Cinque Stelle. Tutto sta a metterci la faccia, diventando visibili ed è proprio quello che abbiamo cominciato a fare io e il Comitato 30 candidandoci”.
Dove volete arrivare?
“Per il momento abbiamo messo sotto regime una serie di relazioni politiche, ma anche con il mondo delle associazioni, dell’impresa e delle cooperative. Ci interfacceremo molto con i circoli, anche attraverso una campagna d’ascolto a Napoli e provincia, e con altre realtà positive come Tempismo democratico. Vogliamo parlare ad una comunità, non ad una componente, ed ora abbiamo anche i numeri per mettere sul tavolo le nostre proposte in direzione e in assemblea”.
Quali proposte?
“Tra le prime proposte l’istituzione di segretari per le municipalità e di un coordinatore cittadino, che farà parte della segreteria e si occuperà di Napoli. Il partito in città ha molto lavoro da fare perché è innegabile che esiste un caso Napoli, ma il lanciafiamme non deve mandarlo Roma, dobbiamo essere noi dall’interno a cambiare il Pd napoletano. Non per bruciarlo, ma per rilanciarlo”.
Chi brucia il Pd a Napoli?
“Per me chi fa ricorso alla giustizia ordinaria come Oddati e i suoi sostenitori danneggia il partito ed è alla stregua di chi è iscritto al Pd, ma magari si candida poi con Fi. Andrebbe quindi espulso. Spero che la Commissione di garanzia prenda provvedimenti nei loro confronti, così come nei confronti di quei segretari che hanno chiuso i circoli domenica impedendo il voto”.