La tassa di soggiorno continua a far discutere e a dividere politica e operatori di Pompei. A poche settimane dalla sua introduzione, che avverrà a partire dai primi di gennaio, c’è malumore tra gli imprenditori impegnati nel settore turistico. Le varie categorie – in primis commercianti, albergatori, B&B e ristoratori – contestano soprattutto un punto del nuovo regolamento che andrà a disciplinare la tassa di scopo: la validità dell’imposta per l’intero anno solare. E’ questa modifica – studiata nel corso dei summit della I e III commissione – a non andare giù agli operatori turistici, che si dicono preoccupati per l’economia locale e soprattutto per quelli che saranno i numeri relativi al turismo della bassa stagione. «Noi siamo favorevoli all’imposta, rappresenta un momento di sviluppo e soprattutto un modo per fare cassa, naturalmente a patto che successivamente gli introiti saranno reinvestiti in promozioni e marketing per il territorio – dice Giuseppe Benessere, vicepresidente della categoria che rappresenta i B&b di Pompei -. Contestiamo, però, la scelta di cambiare il regolamento e la decisione di tassare i turisti 365 giorni l’anno. Non siamo d’accordo con questo punto del regolamento, alla luce della nostra conoscenza di quella che è la stagionalità turistica del territorio. Con la bassa stagione, i numeri calano drasticamente, per questo condanniamo la decisione dell’amministrazione. Del resto nel 2015 – aggiunge – fu stabilito, in collaborazione con l’Adap, che la tassa sarebbe stata valida soltanto con l’alta stagione».
Gli operatori turistici hanno già espresso le proprie perplessità nel corso dell’ultimo summit a Palazzo de Fusco, in presenza del sindaco di Pompei, Pietro Amitrano. Perplessità che – a detta degli operatori – non sarebbero state colte. «Noi siamo d’accordo sulle tariffe – continua Benessere – è giusto che siano state aumentate perché comunque sono passati due anni dal regolamento, ma con queste modifiche diventeremo ancora meno concorrenziali rispetto ai comuni limitrofi. A Sorrento, ad esempio, la tassa vale soltanto da aprile ad ottobre, ci sono d’altronde anche maggiori servizi turistici. A Pompei, in media, una camera matrimoniale costa intorno ai 35-40 euro, dunque la tassa – che sarà più o meno di 6 euro – andrà a incidere del 10%. Andrebbe insomma sfruttato meglio il “mordi e fuggi” di Pompei, così come è stato pensato con l’introduzione della tassa sui bus. Adesso stiamo soltanto andando a discapito del turismo stanziale, per il quale lottiamo da tempo», conclude.
Dello stesso parere anche i commercianti, che lanciano una proposta: vanno garantiti prima i servizi, poi si penserà a tassare. «Siamo favorevoli all’introduzione dell’imposta – esordisce Gianluca Machetti, presidente di Confesercenti – ma sarebbe stato necessario un confronto maggiore, più ampio. Il problema di Pompei è la mancanza di competitività rispetto alle altre località turistiche, che sicuramente assicurano maggiori servizi legati all’ospitalità. A Pompei le strade sono in pessime condizioni, manca la sicurezza e la sorveglianza notturna, addirittura i bagni pubblici. Di cosa parliamo? Su tutto il territorio non esiste una vigilanza che possa tutelare i cittadini e i turisti. Intorno a Pompei c’è soltanto degrado urbano. Come pensiamo di essere competitivi con Sorrento?», conclude Machetti.