«Sono sopravvissuta e combatterò fino all’ultimo giorno della mia vita per sapere la verità, per conoscere quello che è accaduto quel maledetto giorno e per fare giustizia». Occhiali scuri, capelli raccolti in un nastro nero e pugni stretti. Imma Duraccio è la sorella di Anna, la cognata di Pasquale Guida, la zia dei piccoli Chicca e Salvatore. Loro non sono usciti vivi dalla palazzina di via Gino Alfani, lei invece, e la sua famiglia si. Vivono a pochi passi l’uno dall’altro, erano una famiglia felice. Una è stata seppellita dalla polvere l’altra invece distrutta dal dolore. Quel giorno Imma c’era anche lei nella palazzina della morte. Viveva anche in nella casa vista mare e il 7 luglio alle 6.20 è riuscita a salvarsi dall’inferno. Non si definisce una miracolata ma semplicemente una sopravvissuta che ora ha un compito: attendere che la magistratura termini il suo lavoro e che combattere fino a quando non sarà fatta chiarezza sull’intera vicenda.
«Ero con la mia famiglia – dice mentre prova a trattenere le lacrime – un’immagine tragica, un ricordo tragico, da quel momento solo l’inferno». Imma ricorda la pioggia di macerie che ha seppellito i suoi familiari, ricorda la corsa disperata per uscire dalla sua casa che si è trasformata in una gabbia. «Ricordo che dentro c’era mia sorella, prima la voce poi il silenzio che è diventato più assordante del rumore dei macigni che cadevano».