Torre del Greco. Il day after la lite destinata in ogni caso a lasciare un segno sulla storia della festa dell’Immacolata all’ombra del Vesuvio, don Giosuè Lombardo si sforza di apparire sereno. Accoglie con il sorriso in sagrestia – sorvegliata a vista da due agenti di polizia in borghese, chiamati a intervenire in caso di nuove discussioni – le decine di fedeli pronti a lasciare le tastiere dei computer per esternare con un vero e caloroso abbraccio la propria solidarietà al parroco di Santa Croce: «Siamo con voi, siamo con voi», ripetono al sacerdote. «Non dovete essere con me, ma con la città – la risposta al termine di ogni stretta – I preti passano, la Madonna resta per sempre».
Parole chiare e nette, come a volere ribadire le ragioni di una scelta capace di spaccare in due Torre del Greco: abbandonare la processione all’altezza del porto dopo il rifiuto dei portatori a condurre il carro trionfale in chiesa a causa del maltempo. «Non è il momento di parlare, un giorno racconterò la mia verità», l’unico strappo alla scelta di restare in silenzio dopo lo schiaffo ricevuto in strada.
D’altronde, don Giosuè Lombardo aveva già esternato pubblicamente il suo pensiero: «Aspetto comunicazioni dal questore Antonio De Iesu e dal prefetto Carmela Pagano nonché dalla curia arcivescovile di Napoli su tre aspetti gravissimi accaduti durante il corteo religioso», spiega il parroco di Santa Croce.
Aspetti snocciolati in rapida successione, così come accaduto al termine dell’infuocata lite al rientro del carro trionfale a Santa Croce: «Ci sono stati l’oltraggio ai pubblici ufficiali presenti alla processione, la sospensione di una manifestazione e il sequestro di un bene della chiesa – ribadisce don Giosuè Lombardo – Aspetto gli eventuali provvedimenti del caso, poi racconterò la mia verità».
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