L’accusa di depistaggio ipotizzata da piazzale Clodio nei confronti del maggiore Scafarto e del colonnello Sessa si riferisce, e’ detto nell’ordinanza di interdizione, al proposito di “sviare l’indagine relativa all’accertamento degli autori mediati e immediati della violazione del segreto a favore dei vertici della Consip”. In particolare, “Scafarto, che aveva subito il sequestro, in data 10 maggio 2017, del proprio smartphone al fine di accertare la natura ed il contenuto delle comunicazioni sia con gli altri militari impegnati nelle suddette indagini sia con con estranei alle stesse, su richiesta ed istigazione di Sessa ed al fine di non rendere possibile ricostruire compiutamente le conversazioni intervenute con l’applicativo whatsapp, provvedeva a disinstallare dallo smartphone in uso a Sessa il suddetto applicativo; con l’aggravante di aver commesso il fatto mediante distruzione o artificiosa alterazione di un oggetto da impiegare come elemento di prova o comunque utile alla scoperta del reato o al suo accertamento”. Per il gip Sturzo questo episodio, aggiunto a quelli precedentemente contestati ai due indagati (tra questi il presunto falso operato da Scafarto in una informativa in cui, da un lato, accredito’ erroneamente la tesi della presenza dei servizi segreti nel corso degli accertamenti e, dall’altro attribui’ ad Alfredo Romeo e non a Italo Bocchino una frase intercettata: “…Renzi l’ultima volta che l’ho incontrato”), giustificano la misura dell’interdizione dalle funzioni di pubblici ufficiale dei carabinieri anche per il pericolo di reiterazione del reato e di inquinamento probatorio.
CRONACA
12 dicembre 2017
Consip. Scafarto e Sessa sospesi dal servizio, “Tentarono di depistare le indagini”